LA BUCCIA DELLE COSE

By Annalisa

 

Sono sudata, spingo la maschera con il dito per respirare. Siamo in sei in mezzo ad un tumulto di gente in piazza. Un carnevale partito piano, senza fuochi, esploso la sera. Mi sto divertendo, ci stiamo divertendo. Non ricordo da quante ore cammino, spingendo, parlando, cantando, ballando. Quello chi è? E l’altro? E quel gruppo? Aspetta, muove i piedi, sì è lei! Facciamo a gara nel riconoscerci. Il mio lui ha la febbre, ha sete e un brutto colore, ma non poteva rovinare la coreografia. Ora però è stanco. Dalla zia della mia amica, abbiamo lasciato pantaloni, maglioni, cellulari e una parte di noi stessi. Ci riappropriamo e torniamo in piazza, siamo normali e squilla il cellulare: c’è posto al pub, fate presto!. Mi siedo con le spalle agli altri tavoli. E’ l’atteggiamento che preferisco ogni tanto. La mia amica ha capito, la carnevalata lascia spazi da riempire. Siamo amici perchè ci conosciamo da anni? Oppure abbiamo cose da condividere oltre alle iniziali dei nomi che portiamo? Smette di tagliare la pizza “ti ho sempre detto di non sbaciucchiarlo quando ha la febbre” mi sussurra all’orecchio. Faccio finta di non sentire. Mio padre e mia madre sono insieme perchè si vogliono bene (o si amano?), devo domandare a mia madre, quando lei è in vena di confidenze. Perchè mio fratello mi ha dato il maglione (il suo) quello bello, l’altra sera che faceva freddo? A tutto si può dare una risposta (o quasi) se vai oltre la buccia delle cose. Non amo le arance. Penso però che la sfera colorata a spicchi è pure intelligente. Devi prima sceglierla (piccola, media, grande) dipende dalla fame. Poi devi togliere la buccia, fare attenzione agli schizzi che colpiscono gli occhi e ti commuovono per forza. Poi resta tutto il bianco, candido e morbido e alla fine è nuda. Non è finita. Per gustarla devi mangiarla e poi, alla fine, esprimi un giudizio. Mi fermo un attimo a pensare, il rumore della cannuccia nel bicchiere colorato della coca ormai vuoto mi fa tornare. A casa c’è mio padre davanti alla tv, beatamente dorme e lancia suoni bassi ed acuti. Apro il frigo, ho voglia di sapori dolci. La faccia non è quella giusta, mia madre mi segue con una scusa, dopo aver tolto gli occhiali a mio padre, svegliandolo con tanta attenzione. “Stavo leggendo una pagina di un qualcosa, quella frase: la buccia delle cose mi ha cambiato la giornata” Mia madre mi guarda, è in pigiama e con i piedi scalzi. Prima di sprofondare tra cuscino, lenzuola e coperte, mando un messaggio “domani passo a trovarti”. Risposta: “non venire. Ciao”. Sono davanti alle vetrate, non scendo dallo scooter e muovo le braccia come i passeggeri del Titanic dopo l’affondamento. La mia amica esce, le mani colorate (stava facendo una tinta), dico tutto d’un fiato. “Stasera dico basta, lui si ferma alla buccia e quando sorride apre solo la bocca e non vedo mai quello che c’è dietro e….”. “va bene, vengo a casa tua dopo l’una”. Arriva alle due, il caffè è appena uscito e mio padre rinuncia alla sua tazza. Caccio mio fratello dalla stanza. “Lo lascio perchè non mi appassiono a quello che fa, non domando mai come mai ha tagliato i capelli e perchè ci sono troppi silenzi al cinema tra il primo e il secondo tempo”. “E’ bello, ha un bel sedere - (usa un altro termine) - e poi non dice mai di no”. Si è vero, forse chiedo troppo ma vorrei tagliare la buccia dell’arancia.

 

PS ho sognato, era da tempo che non accadeva. Non ho perso due ore a vestirmi, ho studiato, ho dato una cuscinata a mio fratello che mi prendeva in giro. Lui ha telefonato, e io ho risposto.