di Carmine Cavallaro
Tre anni fa,
(22.7.97), il Gruppo Alternativa, si rivolse al Sindaco di Pizzo per
sollecitare i necessari interventi di risistemazione sulla strada che dalla Via
Nazionale porta sulla strada detta dei “francesi” sulla “Piana degli Scrisi”.
Alla richiesta di Alternativa, fecero seguito successivamente diversi altri
interventi di cittadini per ripristinare questa strada, ma nonostante le
promesse degli amministratori comunali, (è stato interessato anche il vice
sindaco Betrò), fino ad oggi, nulla è stato ancora fatto
In questo numero riproponiamo l’argomento rivolgendoci anche
CONSIGLIERI PROVINCIALI Falcone e Feroleto e all’assessore provinciale ai
Lavori Pubblici Barbieri, riportando quanto è
stato già scritto a proposito di questo intervento che
riteniamo di grande interesse non solo storico e culturale, ma anche
paesaggistico e ambientale.
“Trattasi dell’antica strada, (anch’essa detta dei
“francesi”) che nel passato consentiva il collegamento tra l’abitato di Pizzo e
quello di Rocca Angitola. Al
presente, e già da molti anni, la strada non è transitabile, principalmente per
via di una salita ripidissima e molto pericolosa perché terminante con un
gomito stretto che limita la visibilità. Nella sua parte terminale, inoltre, la
strada non è asfaltata (per circa 500 metri) e questo impedisce letteralmente
il passaggio per almeno otto mesi l’anno, visto che alle prime piogge quel
tratto si trasforma in una pozzanghera. Negli anni passati alcuni cittadini si
sono interessati presso il Comune di Pizzo, chiedendo la ristrutturazione della
strada.
Sono state fatte
persino delle petizioni, senza alcun esito. Eppure la ristrutturazione di
quella strada potrebbe consentire ai pizzitani numerosi vantaggi.
Un primo vantaggio
consisterebbe nella possibilità di poter accedere ad una parte del territorio
di Pizzo che, a dir poco, è stato dimenticato. Quanti dei pizzitani sanno,
infatti, che una parte della “Piana
degli Scrisi”, ricade in ambito territoriale del Comune di Pizzo? Si tratta
di un territorio bellissimo, posto in zona collinare dal quale si possono
ammirare il Golfo di S. Eufemia e Pizzo in tutta la loro maestosa e incantevole
bellezza.
L’ altro aspetto da considerare, forse il più
interessante, è di tipo culturale e storico. Dalla Via Nazionale e fino alla strada dei “francesi”, sulla Piana
degli Scrisi, sono solo 2,7 Km e da lì, con un altro paio di Km si arriva
all’antico abitato di Rocca Angitola. In tutto, per questa via, da Pizzo a
Rocca Angitola saranno all’incirca 5 Km.
Per chi non lo
sapesse, Rocca Angitola, di cui oggi
esistono solo i ruderi, essendo stata distrutta a seguito del terremoto del
1783, ha una storia millenaria e secondo indizi e ricostruzioni documentali
affonda le radici ai tempi della mitica colonizzazione greca. Quanti pizzitati conoscono la storia di Rocca
Angitola? E quanti altri che pur conoscendola hanno avuto il desiderio di
visitarla sono stati scoraggiati dall’ inesistenza di un’ agevole via per
poterla raggiungere? La ristrutturazione della strada potrebbe essere
l’occasione per risvegliare nei pizzitani il desiderio di conoscere o di
scoprire una parte del loro passato. Non c’è dubbio, infatti, che la storia di
Rocca Angitola e le vicissitudini delle sue genti si collegano strattamente con
quelle di Pizzo. Documenti storici riportano che all’epoca della costruzione
del castello di Pizzo (1380) i “rocchesi” hanno contribuito notevolmente, sia
in termini di mano d’opera sia prestando carri e buoi per il trasporto della
pietra, a misura della tassazione che i governanti del tempo avevano imposto
agli abitanti dei paesi circondari. Rocca Angitola, nel corso della storia
esercitava la sua giurisdizione su diciotto “casali”. Uno di questi, “Brachio”,
sorgeva nel territorio degli Scrisi che oggi è compreso nel Comune di Pizzo.
Era localizzato nel sito che è detto “Casale” o “La Torre”. Secondo alcuni
autori i suoi abitanti, nel 1300, si sono via via trasferiti a Pizzo all’ epoca
in cui questa andava fondandosi. Altri autori riportano che alcuni ruderi del
villaggio erano ancora visibili nel 1700. Anche gli abitanti di Rocca Angitola,
a seguito dello spopolamento della città, dovuto in parte alle distruzioni del
terremoto del 1783 ed in parte alla malaria che infestava quella zona, secondo
i racconti storici, presero la via di Pizzo dove si stabilirono nell’ odierno
quartiere “dei morti”. A tutt’oggi sulla Piana degli Scrisi si possono ammirare
i resti di un antico convento
dell’ordine monastico dei frati domenicani, voluto nel 1540 da Padre Matteo
Arlocco di Pizzo e posto in zona isolata, nei pressi della località detta
“Cutà”, a circa 4 Km da Pizzo.
In quelle zone sono
pure ammirabili i ruderi di antiche
chiese ed altri insediamenti, a dimostrazione che in quelle terre hanno
dimorato genti da un antico passato. Di
tanto in tanto, poi, non mancano di affiorare dalla terra , sotto i solchi
degli aratri dei contadini, vestigia di un passato veramente antico. E’ di
alcuni anni fa il rinvenimento in pieno campo di alcuni resti funerari e reperti e manufatti che sono stati identificati di
fattezza greca. Quei reperti oggi si trovano in un museo di Vibo Valentia.
Leggende e tradizioni parlano di una
galleria che doveva collegare il Castello di Pizzo con Rocca Angitola. A
Pizzo, nella chiesa di S. Giorgio, si conserva ancora un crocifisso che vi è
stato trasportato dopo la distruzione della chiesa e dell’intero paese di Rocca
Angitola col terremoto del 1783.
Come si vede da queste
semplici note, i legami tra quella terra e i popoli che per millenni l’hanno
abitata e Pizzo, sono molto stretti. Purtroppo, molta della storia della Rocca
Angitola rimane celata sotto terra, che una sistematica operazione di
scavi potrebbero riportare alla luce. Il castello della rocca potrebbe
diventare un monumento storico importante, attrarre visitatori ed incrementare
il turismo. Qui e la, inoltre, sono sparsi casolari di contadini.. Ci sono
costumi, usanze e tradizioni che sono tipici di un mondo rurale d’altri tempi.
In quelle terre si possono sentire odori e provare sapori ormai scomparsi
altrove. Questo suggerisce che lì potrebbero sorgere delle strutture agrituristiche capaci di attrarre un flusso di turisti
affezionato al mondo dei campi, contribuendo a qualificare quei luoghi anche
economicamente”.