La lenta ripresa del lago Angitola

 

 

Di Pino Paolillo

 

 

Dopo lo svuotamento effettuato nel mese di Gennaio per consentire la sostituzione delle vecchie paratie della diga - evento che aveva suscitato preoccupazione in tutti quelli che avevano a cuore le sorti dell’importante zona umida - il lago dell’Angitola, piano piano, sta riassumendo il suo aspetto normale.

A dire il vero lo spettacolo che si presenta agli occhi dei visitatori è ancora ben diverso rispetto al recente passato, quando bastava affacciarsi dal ponte al bivio di Maierato per osservare qualche Folaga spaventata o le Tartarughe palustri (quelle americane in vendita nelle fiere) crogiolarsi al sole sui rami sporgenti dei vecchi alberi sommersi; gli stessi che oggi formano una strana foresta pietrificata oltre la quale riemergono, dopo più di trent’anni, antichi casolari e la vecchia statale per Serra S. Bruno.

Ma l’acqua sta tornando e, con essa, la vita.

Un centinaio di Cormorani che avevano superato le difficoltà dell’inverno rifugiandosi sulla costa subito dopo lo sfratto, sono tornati sulle rive del lago ad asciugare le grandi ali nere, come panni stesi al sole, in attesa del lungo viaggio migratorio di primavera che li porterà magari nella terra dei tulipani.

Qualche variopinta Marzaiola vi ha fatto sosta per godersi il meritato riposo dopo la faticosa traversata del Sahara e del Mediterraneo, mentre una coppia di Svassi accenna una parata di corteggiamento, forse le prove generali delle imminenti nozze magggioline, quando, così si spera, fitti tifeti e densi ciuffi di iris gialli celeranno il nido galleggiante di piante marcescenti.

E i Pesci? Qual è la situazione di questo importantissimo anello della catena alimentare lacustre dopo gli innegabili guasti provocati dal prosciugamento?

E’ probabile che alcuni Carassi, capaci di resistere in condizioni di scarsità di ossigeno tali da uccidere tutti gli altri pesci, siano sopravvissuti in qualche pozza formatasi in seguito allo svuotamento o addirittura nella stessa fanghiglia: se così fosse, potrebbero rappresentare il nucleo di una rinascita ecologica che tutti si aspettano.

In ogni caso WWF e Consorzio di Bonifica hanno già preso dei contatti per un eventuale ripopolamento ittico dell’invaso, in modo da fornire già da questa primavera i primi luccicanti pesci ad Aironi e Martin Pescatori, Svassi maggiori e, chissà, persino a qualche maestoso Falco Pescatore di passaggio. Con una guizzante preda stretta tra gli artigli, per il grande rapace, sarà come se nulla fosse mai cambiato.

E per fortuna sono in molti a sperare che ciò accada molto presto.