CIOCCOLATA, CIBI TRANSGENICI E
BREVETTI SULLA VITA.
Di Antonella Cavallaro
La notizia che avremo cioccolata
prodotta anche con sostanze diverse dal burro di cacao, che non leggeremo niente di tutto questo
sull’etichetta e che per giunta si tratterà
probabilmente di sostanze modificate geneticamente, ha portato all’attenzione
un processo che da tempo si era preparato: la “globalizzazione” comincia a
essere un termine molto più familiare.
Monsanto, Novartis, Du Pont, sono nomi che iniziano ad essere noti anche al
grande pubblico, grazie alle
associazioni in lotta contro le sperimentazioni transgeniche. Questi
“colossi” hanno già irresponsabilmente
messo in circolazione prodotti geneticamente modificati, iniziando a
determinare trasformazioni irreversibili nella biosfera e nell'ambiente, e ad
utilizzare i consumatori come cavie (visto che gli effetti a lungo termine dei
prodotti transgenici sono del tutto sconosciuti). Intanto, è sicuro che tutto
ciò contribuisce a ridurre ulteriormente i livelli di reddito, e a peggiorare
le condizioni di vita di chi - piccoli agricoltori, comunità contadine - vive
della terra, nel Sud del mondo, vive cioè solo mangiando ciò che materialmente
produce.
I brevetti sulla vita, che si
stanno preparando, da questo punto di vista rappresentano un ulteriore salto di
qualità nel secolare processo di soggezione e sfruttamento dei popoli e delle
culture del Sud, attraverso l'imposizione di tecnologie, forme economiche,
politiche e giuridiche, del tutto estranee alla loro esistenza sociale. Opporsi
ai brevetti quindi, significa anche cercare un altro modo di solidarizzare con
le lotte di liberazione dell'Ezln in Chiapas, del KKRS nello stato indiano del
Karnataka, dei Sem Terra in Brasile, e di altri movimenti in tutto il
mondo; cioè, trovare il modo di unirsi
e sostenere le lotte per la libertà, la dignità, la giustizia di tutte e di
tutti.
La soia transgenica, sotto forma di additivi (lecitina di soia), utilizzati in gran parte degli alimenti conservati, è già sulle nostre tavole, senza che ciò appaia su alcuna etichetta.
Dal punto di vista della salute,
la ricerca sta cercando di dimostrarne gli effetti. I punti fondamentali venuti fuori sono che tutt'ora non sappiamo
cosa potra' produrre sul nostro organismo, questo modo di manipolare gli
alimenti. Non vogliamo fare i terroristi della "mutazione genetica"!
Ma pretendiamo di poter scegliere se “partecipare” o no a questo esperimento,
leggendo chiaramente sulle etichette la composizione di ciò che compriamo. Ma
c’è un punto ancora piu'
pericoloso, quello che riguarda i
brevetti di questi "nuovi" alimenti, cioè la proprieta' di un alimento o di un organismo modificato.
Brevettare un prodotto vuol dire che se qualcuno usa quel prodotto lo puo' fare
solo dietro il consenso di chi l'ha "inventato". Cioe' sara'
necessaria una licenza d'uso. Immaginate di piantare i pomodori nell'orto
dietro casa e arriva la guardia di finanza: "Favorisca i documenti del pomodoro!!! Ma bbbeneee! Lei non ha il
certificato di autenticita' del pomodoro... come la mettiamo?" Vi
sequestra tutto e vi multa perche' siete un “pirata dell'agricoltura”.
Al di là delle battute, è uno
scenario inquietante quello che puo' presentarsi in futuro, perche' la
possibilita' che si estinguano le semi originarie non e' inverosimile, e a quel
punto dovremo tutti andare dalla Monsanto!!! (per dirne una), ad acquistare i
semi modificati e brevettati. Le semi a
quel punto potrebbero essere programmate per non riprodursi, (è già in
programma una modifica di questo tipo) cosi sei obbligato a tornare da chi le
vende.
Poche multinazionali avrebbero in
mano il destino alimentare del mondo intero.