I TITOLI DI CODA

 

Non ti fermi a leggerli, alla fine di un film, non sono importanti. Quello che dovevi vedere, devi commentarlo e poi via in fretta se sei al cinema, cambi canale se sei a casa comodamente seduto sul divano. Arriva l’estate e aumentano i titoli di coda. Sono tanti, un numero impressionante di ragazze e ragazzi che cercano e trovano occupazioni precarie. Gli occhi assonnati la mattina, nascosti dagli occhiali scuri che fanno look ed aiutano a dimenticare i piatti lavati fino alle tre di notte. Le occhiaie sono nere, il colore del lavoro che più viene offerto e propagandato. La new-economy pizzitana si regge in estate sull’usa e getta della dignità giovanile, forza lavoro da spremere. Non c’è altro dicono gli economisti. I giornali locali pubblicizzano il numero delle prenotazioni e il “boom turistico” che ci apprestiamo a vivere. Di quella ragazza forse ricordi il nome i capelli e la gentilezza. Del ragazzo che ti porta la birra la velocità con cui ha spento la tua sete. Resta il danno enorme. La frustata piega la generazione che verrà, la subalternità diventa regola, il diritto una concessione. Aumentano così le differenze tra i titoli di testa e quelli di coda e il villaggio globale non s’interroga, anzi riduce il pensare.

 

La Redazione