I CHIAMATI –
ultima puntata (Gennaio 2000)
A.D.
Nei lunghi corridoi dell’abbazia
di Serra, i passi del frate precedono Don Lucio. Le celle semiaperte si
mostrano al visitatore, mentre i confratelli si incrociano nella Certosa per pochi
attimi, giusto il tempo di comunicare, come d’estate succede alle laboriose
formiche. I pensieri di Don Lucio volano lontano, si arrampicano sul
promontorio tra Pizzo e Vibo Marina, nella campagna della polverosa strada che
addolcisce la scogliera. Nella casa di legno, immersa tra i fichi d'india ha
conosciuto, nel giugno del 1890, Don Sebastiano Martinello. Comuni amici
avevano violato la riservatezza di questo personaggio, schivo ai limiti della
scontrosità, capitato dalle nostre parti improvvisamente. Usciva di rado,
sempre nel primo pomeriggio per evitare incontri ciarlieri. Seduto sulla spiaggia deserta, leggeva un
grosso libro, arrivando sempre giusto a metà. Che strano uomo Donb Sebastiano.
Quella serata di Giugno nacque l’amicizia. Dopo qualche tempo Don Lucio
ricevette una borsa in pelle, accompagnata dal biglietto che recitava
testualmente: “tenetela vuota e portatela
con voi solo se un grande problema vi angustia”. Sono passati due decenni e
l’uomo della borsa è ora seduto davanti allo scrittoio, con i libri aperti a
metà poggiati in ogni spazio della cella. Il tempo si è fermato per il
Martinello, la stessa corporatura i grandi occhi che non ti fissano mai e
sembrano andare oltre le pareti della stanza, del luogo, degli anni. “Ho
guardato all’interno della borsa, credo di conoscre i fatti, - parla
immediatamente Don Sebastiano, dopo i saluti di rito – però il mio intervento
non può interessare altre persone, la borsa è stata donata a voi.” . La bocca
del povero Don Lucio è asciutta come l’origano e la lingua non trova parole.
L’invito a sedersi e il bisogno calmano e scuotono il cinquantenne di Pizzo.
“La Nera Signora ha fatto tre visite e vuole sommare tre conti. Potrei pensare
a me stesso, come ho sempre fatto, forse questo è un segno del destino. Una
bambina povera, gracile e forse pure di troppo, deve chiudere con l’esistenza
terrena, una brava moglie rischia la stessa fine e poi ci sono io, quello che
merita più di tutti di morire. Ho vissuto mezzo secolo costruendo su quello che
già avevo, senza una famiglia mia. NO. Don Sebastiano, sono venuto per tre vite
e per tre volte “ vi chiedo l’impegno”. Così parlò Don Lucio. Si alza e cammina
per la cella il pensieroso Martinello, fermando lo sguardo su qualche libro.
“Va bene, farò il possibile, ma la situazione è aperta ad ogni soluzione e non
prometto nulla. Comunque partiremo oggi stesso”. Il carro dei “porcari” lascia
la piazza di Serra carico di legname, castagne e funghi. Accanto agli uomini
dei “traini” i due protagonisti della nostra storia, l’uno parlotta di cose
futili, l’altro alza gli occhi oltre gli alberi più alti. Don Lucio rientra a
casa donandosi brevemente all’affetto delle sorelle, beve un caffè si cambia ed
esce per comunicare a Luigi e Donna Grazia l’arrivo dell’uomo della Certosa.
Don Sebastiano Martinello ritorna nel vecchio casolare sul promontorio. I
contadini vicini hanno coltivato il piccolo orticello e tagliato l’erbaccia
intorno all’abitato. Ritrova i vecchi libri, li accarezza con le dita e poi uno
per uno li riapre giusto a metà. Il giorno dopo Don Sebastiano convoca alle
cinque del pomeriggio il povero Luigi, la donna con la bambina e il nostro Don
Lucio. E’ buio, la fioca luce delle due lampade a petrolio allarga in maniera
spettrale le ombre dei protagonisti. Parla per oltre un’ora il Martinello,
ordina, consiglia, ammonisce e chiude la seduta con la frase “ognuno lotterà
per se ed io per tutti.”. Nei giorni seguenti una febbre alta insistita e
strana accompagnata da una tosse che
spezza il respiro, colpisce la piccola Assunta, poi Don Lucio e per ultimo
Maria che ha lavorato alacremente nei campi per tutta la giornata. Il 19
Dicembre del 1910 la Nera Signora viene a prendere ciò che le spetta. Nel basso del centro storico dormono tutti un
sonno profondo. Grazia tiene in braccio la figlia sudata e spossata dalla
tosse. Don Lucio ha rinunciato al suo giaciglio e attende gli eventi nel
piccolo studiolo accanto alla camera delle sorelle, seduto in poltrona e un
panno imbevuto di aceto sulla fronte bollente. Luigi tiene la mano di Maria che
rantola stancamente nel dormiveglia. La Nera Signora entra nel casolare sopra
il promontorio, accompagnata dal gelo della notte. Don Sebastiano è in piedi,
con lo sguardo fisso e diritto. “I Chiamati non hanno motivo di resistere. Sono
stati scelti. Perchè ti sei messo in mezzo Martinello? i tuoi compiti sono
altri. Tu devi leggere l’esistenza, capire gli errori, ma non puoi opporti alla
chiamata.” Non abbassa lo sguardo Don Sebastiano e replica: “ho letto tutto
quello che c’è da leggere, il mio destino è quello di dare inizio ad ogni testo
sino alla metà esatta della pagina, poi posso solo immaginare, interpretare,
non ho facoltà di andare oltre le pagine che mi sono state ssegnate. Queste tre
vite sono tre libri aperti a metà, non so quello che accadrà dopo questa notte
ma ti chiedo una possibilità, una via d’uscita”. “Vuoi così? Una prova per tre
vite Martinello, una sola e non sbagliare”. Si gira la Nera Signora e lascia la
casa, sul tavolo di ciliegio un libro nero aperto a metà attira l’attenzione di
Don Sebastiano. Per la prima volta legge la pagina successiva. Buio più della
oscurità infinita, silenziosa come l’eternità appare la notte pizzitana e Don
Sebastiano, che a piedi da solo raggiunge la piazza. Migliaia di persone, di esseri,
di uomini e di donne e bambini in piedi riempiono gli spazi dallo Spundone
all’Immacolata. Tutti hanno in mano un libro aperto a metà e anche i bambini
con fatica reggono i volumi. Un’ombra alta, immensa abbraccia il centro
storico. La voce è un boato “E’ ora di scegliere Martinello, il tempo è
giunto”. Io scelgo il libro… la Crociata dei Bambini.. grida Don Sebastiano.
Quel libro non esiste Martinello, dice la Nera signora. Lo so, ma la Crociata
del 1211 è vera e qualcuno ha scritto quel testo a metà. In quel tempo migliaia
di bambini lasciarono la Germania e la Francia per conquistare la Terra Santa.
La Crociata dei fanciulli, poveri, con le loro sofferenze, la loro purezza
dimostrarono che il povero è prediletto da Dio, che invece non ama i ricchi e i
potenti e i lorto esrciti. Un altro cielo in Palestina è stato promesso ai
poveri”. Scompare dalla piazza la moltitudine delle genti. Si estingue l’ombra
che aleggia sui muri. Lascia la casa dei “Chiamati” la Nera Signora. Passano i
giorni e la febbre, Don Lucio, Assunta e Maria riprendono la loro vita.
Raccoglie poche cose sulla casa del promontorio Don Sebastiano e torna alla
Certosa. Nel Gennaio dell’anno dopo viene racapitato nel domicilio di Don Lucio
un libro: La Crociata dei Bambini, autore Sebastiano Martinello.
Nel prossimo numero “Il
Clandestino”