L’EFFETTO BORRELLO E LA POLITICA CHE NON C’E’

 

Dopo le prime schede scrutinate, Antonio Borrello ha capito che il viaggio della lunga notte delle regionali del 16 Aprile era iniziato sotto buoni auspici. Alla fine sono stati 1577 i voti raccolti negli otto seggi di Pizzo, complessivamente 6308 in tutta la provincia di Vibo. Il nostro territorio, in controtendenza rispetto ai dati nazionali e allo stesso risultato regionale, ha premiato vistosamente il centrosinistra con 52.653 voti, mentre il Polo ha chiuso con 38.657. Un divario netto. “L’effetto Borrello” ha tracinato alla vittoria il centrosinistra pizzitano che con 2988 voti ha nettamente battuto il centrodestra, fermatosi a 1708 voti. Borrello, esponente del PPI, ha lasciato lontano l’uomo del sindaco Stillitani, Francesco Siniscalchi, appena 476 voti di preferenza sotto il simbolo del CCD. Del resto non era il povero Siniscalchi il politico temuto da Borrello, bensì il compagno di partito Vecchio, inserito di forza in lista dall’onorevole Carratelli e da Bruni (presidente della provincia) e sponsorizzato a Pizzo dal vicesindaco Betrò, l’altra anima dei popolari. Il gatto e la volpe (Carratelli-Bruni) volevano regolare definitivamente i conti in sospeso con l’uomo scomodo del partito. Vecchio ha messo insieme 5382 voti, rimontando posizioni su posizioni sul finire dello spoglio, ma ha perso. Danno e beffa per i potenti dirigenti del PPI, perchè a denti stretti hanno dovuto salutare la rielezione regionale di Borrello, unico consigliere della provincia vibonese. Gli uscenti De Luca DS (5156 voti) Ranieli CDU (4211 voti) e Mangialavori FORZA ITALIA (3335 voti), rimangono a casa.

Questa la cronaca dei risultati regionali. Eppure questo plebiscito borrelliano ci preoccupa e non poco. Accentua a Pizzo, come altrove, i mali della politica ormai ridotta al carisma o al potere del personaggio, lasciando da parte le tematiche e i problemi dei cittadini. Borrello ha ricevuto i voti da quasi tutti, una marmellata di numeri che da destra a sinistra ha travalicato i partiti, le regole, confinando la politica pizzitana dietro un sipario, un gioco di ombre. Borrello ha capito e sperato in questa marmellata. L’ultimo comizio del consigliere uscente, in Piazza della Repubblica, venerdì 14 Aprile, è stato un richiamo forte al voto utile, alla preferenza sul politico pizzitano capace, sul probabile futuro assessorato in caso di vittoria del centrosinistra. Operazione riuscita. L’elettore pizzitano aveva due opzioni. Da un lato Siniscalchi, consigliere comunale da due legislature, figura sbiadita di politico. Dall’altra Borrello, ex sindaco di Pizzo per due mandati, ex democristiano, pregi ed errori nelle sue amministrazioni, diventato a sorpresa onorevole regionale cinque anni fa. Politico che non si accompagna ai poteri forti del territorio, è vero, ma personaggio che conta in una terra dove anche uno starnuto ha bisogno di una parola spesa. Alcuni hanno indicato nell’ ”effetto Borrello” l’orgoglio dell’appartenenza alla città, ad un municipalismo che tende a premiare il politico del luogo indipendentemente dal suo agire e dal suo programma. Può darsi, ma comunque non è politica e non giustifica dirigenti, tesserati e simpatizzanti dei partiti che hanno un ruolo ed una funzione sociale e democratica (almeno alcuni) e anche educativa.

Siamo troppo duri con Antonio Borrello e con gli elettori? Forse. Però vogliamo sottoporre alla vostra attenzione un fatto. Due anni fa alle elezioni comunali di Pizzo, lo stesso Borrello partecipò come candidato alla carica di consigliere e clamorosamente fu bocciato dai cittadini, ebbe meno di duecento voti. Dall’altra parte c’era Stillitani, forte del mandato di sindaco e di imprenditore. In quella occasione si scelse il più potente, il personaggio che a tutt’oggi mette insieme economia e ruolo istituzionale. C’è politica in tutto questo, ci sono valori, ideali, c’è il bisogno della gente, c’è il confronto? Ecco perchè l’”effetto Borrello” ci preoccupa.