RICORDO DI ANGELO SAVELLI

A cinque anni dalla scomparsa

 

Di Carmine Cavallaro

 

Il 27 aprile 1995 moriva nel Castello di Boldeniga di Dello, una località vicino a Brescia, Angelo Savelli, cittadino pizzitano fra i più illustri e considerato dalla critica mondiale dell’arte contemporanea uno dei più famosi artisti del ‘900; una sorta di mito dell’arte moderna, ma, forse, non tutti lo sanno. E, in effetti, di lui, a Pizzo, si è più parlato e scritto in questi cinque anni trascorsi dalla sua morte fino ad oggi, che nel periodo in cui era in vita.

La carriera artistica di Angelo Savelli è stata così eccezionalmente lunga e coronata dal succeso che diventa estremamente impegnativo e non è certo facile parlarne ed elencare la vastità dei riconoscimenti ricevuti.

Nel riportare, quindi, per i nostri lettori, gli aspetti più importanti e significativi dellla sua vita, attingeremo direttamente da alcune note biografiche scritte di pugno dal Maestro e forniteci personalmete l’ultima volta che è stato a Pizzo.

Angelo Savelli era stato per l’ultima volta nella sua Pizzo, nell’estate del 1994 e la sua presenza passò per molti inosservata. Alla cittadinanza, l’occasione per conoscerlo fu data dalla manifestazione culturale Estatarte, la tradizionale rassegna  d’arte all’aperto che nel mese di agosto di ogni anno si svolge lungo la via S. Francesco.

Fu solo la casuale disponibilità di un impianto di amplificazione nella serata inaugurale di quella seconda edizione, che suggerì agli organizzatori di Estatarte di invitare Angelo Savelli a tenere un’estemporanea conferenza rivelatasi poi, d’immenso valore culturale.

Infatti, il Maestro, per quasi due ore, parlò e rispose alle domande dei presenti con il suo fare dolce e pacato e con l’estrema chiarezza e la semplicità che è solo privilegio dei “grandi”. Quella sera, nella sua lunga relazione espose concetti di arte, ma anche di filosofia, trattando temi come luce ed ombra, spazio e infinito, cervello ed evoluzione del pensiero e parlando, infine, anche di bianco, del “suo” bianco. Piano, piano le sue parole, trascendendo dalla stessa opera artistica, diventavano filosofia, ragione di vita.

Per tutti i presenti, ma, soprattutto per noi pizzitani, quella è stata sicuramente un’occasione irripetibile per conoscere ed apprezzare l’artista, il filosofo, l’uomo Savelli. Chi ha avuto la fortuna di ascoltare le sue parole si è subito reso conto di trovarsi di fronte ad una personalità di statura mondiale. Giorni dopo, con gli organizzatori di Estatarte, si esprimeva il rammarico per non aver pensato di registrare quanto quella sera, aveva “rivelato” il Maestro.

Quella profonda relazione in cui aveva espresso tutto il suo pensiero, avrebbe potuto essere successivamente, trascritta, riprodotta e divulgata in quanto avrebbe rappresentato un immenso patrimonio di sicuro valore non solo artistico e culturale, ma anche umano.

Di quella sua ultima estate a Pizzo, forse, il ricordo più bello rimane la dolce sensazione del calore umano e la testimonianza di stima ricevuta dai quei suoi concittadini che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscerlo in quella calda serata di agosto, anche se, la città “istituzionale” non si è accorta della sua presenza e  non ha mai reso, a questo suo figlio illustre, i dovuti riconoscimenti. Anche il giorno del suo funerale, celebrato a Pizzo nella chiesa di S. Francesco il 1° maggio 1995, non c’era nessuna rappresentanza ufficiale del Comune di Pizzo, mentre la Città di Taverna era presente con il proprio gonfalone.

Eppure, prima di morire, Angelo Savelli aveva lasciato alla Città di Pizzo venti tra le sue più importanti opere, con la clausola testamentaria, però, che l’amministrazione comunale dovesse allestire una sala adeguatamente attrezzata per custodirle ed esporle al pubblico. Sono trascorsi cinque anni, ma il Comune di Pizzo non è ancora riuscito reperire i locali idonei e così le tele del Maestro Savelli non possono ancora essere consegnate. Alcuni anni fa, il Gruppo Alternativa, sollecitò l’acquisizione al patrimonio comunale dell’antico Palazzo Zimatore, il quale, essendo ubicato in pieno centro storico, potrebbe  rappresentare una soluzione ideale e dare vita alla Casa della Cultura Pizzitana. Qui, una sala (blindata e protetta da adeguati sistemi di allarme) potrebbe essere individuata per dare a quelle opere una degna sistemazione. Già dallo scorso anno, il sindaco, nel ribadire la paternità dell’idea di una destinazione culturale dello stabile, affermò che la sua acquisizione era imminente. Intanto, ad oggi, tutto e fermo e non si capisce il perché; forse, come avevamo già preannunciato lo scorso anno, sul Palazzo Zimatore si è fatto più pressante l’interesse di soggetti privati.

Un’altra ipotesi per custodire le opere di Savelli potrebbe essere quella di attrezzare a tale scopo alcuni locali presso l’ex Palazzo Municipale.

Ad ogni modo, qualunque sia la soluzione adottata, è importante che la nostra città possa quanto prima acquisire questo dono che le ha voluto fare il Maestro Savelli. Deve essere questo, l’impegno dell’amministrazione comunale. Ad Angelo Savelli, la sua città ha dato poco, ma, siamo certi che ha portato con se il ricordo di quella medaglia conferitagli nella sua ultima estate pizzitana, dai giovani artisti presenti alla rassegna. (vedi foto)

Un modo come tanti, forse il più semplice, il più spontaneo per ringraziarlo, a nome di tutta la cittadinanza, della sua presenza a Pizzo. E vogliamo concludere, proprio con le parole che gli organizzatori di Estatarte gli dedicarono nell’edizione del 1995: “Un omaggio ad un grande maestro. Un uomo saggio, generoso e umile. Un ricordo indimenticabile per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo”.