Angelo Savelli era nato a
Pizzo il 30 novembre 1911 e, fin più dalla tenera età, fu incoraggiato dai suoi
genitori a studiare l’arte. Frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia
delle Belle Arti di Roma e dal ’40 al 54 insegna nello stesso liceo artistico
dove prima aveva studiato.
Qui comincia il rapporto
con il suo maestro, Ferruccio Ferrazzi, di cui Savelli dice: ….gli
devo quasi tutto”. In questi anni prende parte attivamente alla vita
artistica romana, fondando, nel ’45, con Jerema, Severini, Pramolini, Fazzini,
Dorazio ed altri artisti, l’”Art Club” di Roma, a cui la critica moderna sta
dedicando un crescente interesse.
E, Piero Dorazio, alcuni anni fa ricordava come, negli anni romani il nome
di Savelli fosse più conosciuto di quello di Guttuso.
Già negli anni dal ’46 al
’47 si vedono i primi lavori di Savelli in cui domina il bianco. Nel ’48,
grazie ad una borsa di studio ministeriale, si reca a Parigi e questa sua
esperienza artistica diventa una tappa importante della sua carriera ed è per
Savelli una vera rivelazione, come egli stesso affermò: “mi resi conto che dovevo
liberarmi della divina tradizione italiana e trovare qualcosa per dare il mio
contributo al continum storico”. Qui inizia la fase che l’artista
definisce “linea zero”, attraverso l’impiego, in tutto il suo lavoro, soltanto
di linee. Tornato a Roma, i suoi lavori, pur mantenendo un’impronta
espressionistica, approdano decisamene alla “non oggettività” e trova difficile adattarsi allo sgomento degli amici davanti
al suo nuovo metodo e al suo nuovo orientamento pittorico: “… ero un uomo incomprensibile
per gli altri, invece ero perfettamente conscio di ciò che facevo.
“Avevo visto nel bianco uno spirito di energia, per
rappresentare il nostro mondo”.
Nel 1953 conosce e sposa
la giornalista Elisabeth Fisher e si trasferisce a New York, che, intanto, era
diventata il centro artistico contemporaneo mondiale. Qui conosce e frequenta
artisti e circoli culturali d’avanguardia; espone nei più prestigiosi musei e
gallerie d’arte, realizzando importanti opere e ottenendo numerosi
riconoscimenti. Rinuncia definitivamente al colore, adotta forme e spazi
bianchi, tanto da essere definito “il pittore del bianco”: “il bianco che mi avvolge, agita
la mia immaginazione in una misura che manca al tempo”. In questi anni
insegna arte a New York (dal ’59 al ’64) e presso le Università della
Pennysilvania a Filadelphia (dal 1960 al 1970) e quella del Texas ad Arlington
(dal 1977 al 1982).
Nel 1960, Savelli
raggiunge la maturità della visione artistica: inventa un processo litografico
per quelle che egli definisce “stampe a rilievo”, un’elaborata variazione della
tecnica a sbalzo.
Nel corso della sua
carriera artistica, ha esposto nelle più prestigiose gallerie d’arte e musei di
tutto il mondo ed ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti, tra i quali il
Gran Premio per la Grafica della Biennale di Venezia (1964), il premio
Guggenheim Fellowship (79/80), quello prestigioso dell’American Accademy of Art
and Letters (1983).
In America, Angelo Savelli
lavorò anche con Louis Kahn, riconosciuto dalla critica mondiale come uno dei
più grandi architetti di tutti i tempi e morto nel 1974, “ il quale gli dedicò anche una poesia
(Silence and Light) e, tra l’altro, disse: “l’incommensurabile incontra il lavoro di
Savelli, dove ciò che si può misurare si muove dalla luce al silenzio”.
Nel 1984 viene inaugurata una sua importante mostra al padiglione d’Arte
Moderna Contemporanea (P.A.C.) di Milano.
Ha studiato e praticato lo
yoga e la disciplina meditativa e spirituale, sono stati elementi chiave nello
sviluppo della sua arte. Inoltre, come ogni artista, non gli sono mancate
occasioni per esprimere, anche attraverso la poesia, la sua spiritualità e la sua
concezione dell’essere. Della sua opera si sono occupati i critici più illustri
dell’arte contemporanea mondiale; la sua biografia risulta sull’Enciclopedia
Treccani e le sue opere sono nei musei più prestigiosi del mondo. Fino alla sua
morte è stato uno dei consulenti più ascoltati e più qualificati del Museum di
New York. Nel 1989 la Pro Loco di Vibo V. gli
assegna una medaglia d’oro. Nel 1992, la cittadina di Taverna (CZ)
gli conferisce la cittadinanza italiana e nel 1994 viene inaugurato a Lamezia
Terme il “Centro d’Arte Contemporanea Angelo Savelli”. Dalla sua città, invece,
il ricordo di due medaglie d’oro (1981 e 1986) offerte dall’Amm.ne Comunale per
i suoi meriti artistici e una mostra al Castello Murat nel 1986.
Nel 1994, realizza
“L’atelier sul Mare” a Castel Tusa (ME). Nel 1995 viene allestita una sua
personale a Palermo e al Museo Pecci di Prato (FI) e, sempre nello stesso anno
è invitato alla Biennale di Venezia, dove gli viene dedicata un’ampia sala del
Padiglione Italia, che, purtroppo, Savelli, dopo averne avviato la
preparazione, non fece in tempo a vedere.