www.pizzocalabro.it di Giuseppe Pagnotta ORLANDO ACCETTA SCRITTORE, POETA E GIORNALISTA
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(La tradizione di Pizzo) di Orlando Accetta Per alcuni l'origine del gelato è antichissima, tanto che la farebbero risalire ad Alessandro Magno (356 - 323 a. C.), Re di Macedonia, che consigliava ai suoi soldati di mangiare frutta a pezzetti mista alla neve, da cui la "macedonia" che noi conosciamo. In seguito s’incomincia, sempre d'inverno, a fare dei gelati a base di miele e di succhi di frutta con ghiaccio tritato. Il gelato, per come s’intende oggi, si è concordi nel riconoscere che è una creazione italiana che risalirebbe al tardo Rinascimento (1400-1500), e la sua invenzione è stata attribuita ai cuochi della famiglia dei Gonzaga di Mantova o all'architetto fiorentino Bernardo Buontalenti (1536-1608) al servizio della famiglia dei Medici, il quale usava inscenare feste e spettacoli di corte. Per molto tempo, comunque, è stata una specialità esclusivamente meridionale, specialmente siciliana e napoletana. Fino al 1850 la sua diffusione fu alquanto limitata e modesti furono i modi per confezionarlo. Era un prodotto per "signori", i soli che erano nelle condizioni di permettersi il lusso di consumarlo. Gli altri dovevano accontentarsi dei sorbetti venduti dai carrettini che passavano per le strade. La sua vera diffusione, in effetti, ha inizio con l'invenzione del ghiaccio artificiale, ottenuto comprimendo la neve e conservandola in grandi pozzi coperti e messi sotto terra. A Pizzo non si sa quando e chi per primo cominciò a confezionarlo, ma si può sicuramente affermare che una delle prerogative per cui la cittadina è conosciuta è senz'altro la produzione del gelato, che qui assume il significato di un vero e proprio rito, affidato all'arte di valenti e preparati gelatai. Russo, Cuscinà, Belvedere, Raffaele, Jannarelli, Paolillo, Donna Benedetta, Rotolo, sono nomi arcinoti di veri e propri artisti gelatai pizzitani, che davvero hanno saputo fare scuola in Calabria e non solo. Essi operavano in condizioni alquanto disagevoli giacché il gelato era preparato facendo girare a forza di braccia il pozzetto metallico posto in un catino di legno ripieno di neve che veniva portato apposta dalla montagna, specialmente da Serra San Bruno, poiché non c'era ancora la gelateria meccanica. Uno dei più vecchi "Cafettèri" (così erano chiamati gli antichi gestori dei bar) di Pizzo fu "Don Peppi Russo", uomo d’infinita bontà, probo e di esemplari virtù, che sin da bambino aiutava suo zio, soprannominato "Garòmbulu" per la sua eleganza e che gestiva un piccolo "Caffè" sin dal 1899. "Don Peppi", congedatosi dall'arma dei carabinieri subito dopo la prima guerra mondiale, ereditò il "Caffè" dello zio, ubicato nell'attuale Piazza della Repubblica. Le sue specialità erano le granite di caffè, di limone e di mandorla (in dialetto: cafè gelatu, limunata, murzunàta). Egli fu il primo, insieme a Don Salvatore Paolillo, nel 1938, a portare a Pizzo la macchina elettrica dei gelati che ha soppiantato il famoso pozzetto con la neve. Quali gusti? Non c'è che l'imbarazzo della scelta. Si va dai vari tipi di sorbetti o granite (al caffè, alla fragola, alla mandorla, al limone), ai semifreddi, alla nocciola imbottita, ai tartufi, alla cassata, alle varie torte gelato e... ai molti altri fantasiosi tipi di preparazione che ogni gelataio napitino, di volta in volta, s'inventa. Quali gelatai? Sono tutti bravi: Provare per credere! Per chi arriva dall'Angitola, la gelateria più vicina è quella di "Enrico", con il mago "Ciccio Marchese". Per chi arriva da Vibo Valentia, sulla Nazionale, la più vicina è quella del rinomato "Bar degli Amici", dei fratelli Monteleone, e poi "Bar Incontro". Percorrendo la Via Marcello Salomone e deviando a sinistra per Via San Francesco e Corso Garibaldi, si giunge in Piazza della Repubblica, il salotto della meravigliosa cittadina tirrenica, che un tempo era nota come la "Perla del Tirreno" dove s'incontrano "U Cafettèri", ovvero il "Bar Raffaele" (sublime il latte di mandorla). A questo punto si ritiene interessante riportare la descrizione che di questa piazza fa il medico-scrittore napitino Giovanni Mele, in un suo libercolo stampato a Napoli nel 1846: «La nostra piazza bellissima fra quante io ne sappia, decorata del simulacro di Ferdinando I, e talmente spaziosa che nell'ora tranquilla delle belle sere d'estate è il luogo di ritrovo di ogni persona che è stanca delle fatiche del giorno gode il fresco della notte, o leggermente muovendosi, o adagiandosi sopra i sedili di pietre che l'attorniano. Essa è come un terrazzo o una loggia o un verone, su cui si passeggia, si riposa e si ammira una di quelle scene ch'empie tanto di stupore l'occhio dello straniero che scende per la prima volta in Italia. Di sera... la piazza di Pizzo diventa un luogo di ineffabile piacere». Tutta Piazza della Repubblica è circondata da bar-gelaterie: "Dante", "Pantheon", "Tiffany", "Belvedere" (stupende le granite di limone e di mandorle, oltre al tartufo preparato da "Mimmu 'u Gattu"), "Chez-Toi", "Ercole". Per chi scende alla "Marina" c'è "Corallini" o "Sublime".
Bar degli Amici
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