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ORLANDO ACCETTA

SCRITTORE, POETA E GIORNALISTA

 


Il Natale e la Famiglia

di Orlando Accetta

Il Natale è l'avvenimento che dai tempi più lontani è accettato ed aspettato anche dai non credenti. È specialmente la classe subalterna, il popolo, che lo ha animato e vissuto con semplicità e naturalezza. Non per nulla Cristo scelse di nascere povero ed in una famiglia di poveri.

L'importanza della famiglia, cioè della «Comunità Famiglia», è sintetizzata nel detto calabrese «Natali cui toi e Pasca cu cu' voi», che mette in evidenza come soltanto nell'intimità domestica si può continuare a riscoprire la bellezza del Natale.

Rimpiango «'u vrascèri», posto dentro la ruota di legno di pino o di abete che i nostri bravi artigiani costruivano con cura e diligenza. Qualcuno si vede ancora.

Rimpiango quelle lunghe serate che passavamo seduti attorno a quel fuoco fatto d'amore e che tra­smetteva amore, che riusciva a tenere unita la famiglia, magari attraverso il racconto di qualche «faràgula».

Penso che oggi si manchi di fiducia in se stessi e negli altri: bisognerebbe aprirsi di più, andare incontro al prossimo con maggiore determinazione e consapevolezza. Ma, attenzione! È necessario andare senza essere richiesti. Se aspettiamo l'altrui richiesta non ci muoveremo mai.

Ritengo che la famiglia oggi sia profondamente in crisi, anche tra i cristiani, perché ormai essa è ridotta a un livello pagano, in modo generalizzato, per la lenta ma continua e costante decadenza della morale cristiana, perché la convulsa e disarticolata conduzione della vita moderna l'hanno ridotta quasi ad una pensione, dove si va solo per mangiare e per dormire, e forse nemmeno per quello.

Perciò bisognerebbe dare alla famiglia grande importanza, insistendo molto sull'educazione dei figli, sia per quanto riguarda l'educazione culturale, sia, soprattutto, per quanto riguarda l'educazione religiosa e morale.

Penso che molte colpe siano da attribuirsi ai genitori per le devianze e le deviazioni dei propri figli, ma ritengo che altrettante colpe sono proprio dei figli che troppo presto si sentono «adulti» e indipendenti, sviluppando il loro rapporto all'interno della famiglia in senso egoistico ed ipocrita.

Non è da sottovalutare, poi, la scarsa considerazione che oggi si attribuisce al matrimonio cattolico, unico, indissolubile e santo, inteso, cioè, come Sacramento istituito da Dio stesso.

 Il matrimonio, infine, non può essere considerato, con estrema freddezza e deplorevole cinismo, soltanto come un normale contratto con cui i due «contraenti» si impegnano a stare insieme, ma fino a che le cose vanno bene: una moglie o un marito non si compra, proprio no!

 

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 Giuseppe Pagnotta

 

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