www.pizzocalabro.it di Giuseppe Pagnotta ORLANDO ACCETTA SCRITTORE, POETA E GIORNALISTA
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Dossier "Marina" di Orlando Accetta Critiche e Lamentele Da sempre Pizzo è nota per l'alto senso civico e per l'innata cultura dell'accoglienza di cui, nel tempo, si sono fatti apprezzare i suoi operatori turistici e i suoi abitanti nel complesso. Oggi, a sentire i forestieri, sembrerebbe che le cose stiano cambiando in negativo. Molte, infatti, sono le lamentele, in particolare dei visitatori che provengono dal circondario e che abitualmente vi usano trascorrere con le loro famiglie i pomeriggi e le serate estive, per l'abbandono in cui appare la città. In particolare la "Marina", dove è impossibile trovare un posto per parcheggiare, senza correre il rischio di vedersi appioppare qualche multa salata. Inoltre, caos imperante nella piazzetta, per le auto posteggiate senza alcun ordine e per i motorini che sfrecciano tutt'intorno indisturbati, impedendo il normale passeggio.
Maggiore incisività degli amministratori Gli amministratori non possono far finta di non vedere che il paese sta diventando invivibile a causa dell'abbandono di alcuni settori, perché amministrare significa farsi carico dei problemi degli altri. Il gravissimo problema della "Marina" I "marinisi" sono preoccupatissimi e oltremodo sfiduciati. Di fatto, nel recente passato le mareggiate hanno ormai finito di distruggere uno dei posti più incantevoli della Calabria. I pochi cittadini che ancora insistono a voler abitare alla "Marina" si lamentano in modo vigoroso della totale incuria in cui versa l'antico borgo che un tempo non lontano rappresentò il centro economico e sociale di Pizzo, dove confluiva per lavorare la stragrande maggioranza dei napitini sfruttando le risorse offerte dal mare. Oggi, invece, il quartiere appare come un villaggio abbandonato e caratterizzato da uno stato di deterioramento assolutamente ingiustificabile, per cui ben riposte appaiono le lamentele del "Comitato marinisi", da poco ricostituitosi. Mareggiate dell'aprile 1998: rischio per le coste Le mareggiate che interessarono il litorale di Pizzo nel mese di aprile 1998, provocando la distruzione o la scomparsa di parecchie imbarcazioni di piccoli pescatori, unica fonte di reddito e che danneggiarono pure i bastioni in più punti, avevano provocato i danni maggiori lungo la costa che da Vibo Marina arriva alla "Seggiola", facendo venire meno anche i minimi livelli di salvaguardia. Del problema s’interessarono a suo tempo i consiglieri regionali Antonio Borrello (Ppi) e Franco De Luca (Ds), presentando un’interrogazione per chiedere all'ex presidente Nisticò di riconoscere lo stato di calamità naturale e di procedere a una ricognizione dei danni, tale che consentisse la predisposizione di leggi per favorire interventi destinati al ripristino di quelle opere pubbliche e private gravemente danneggiate. Successivamente, il consigliere Borrello presentò un progetto di legge per la salvaguardia delle coste tra il comune di Pizzo e quello di Tropea, avente come oggetto "Interventi straordinari per fronteggiare i danni causati dalle eccezionali mareggiate del dicembre 1997". Mareggiate di settembre 1998 I violenti nubifragi che si abbatterono sul litorale tirrenico della Calabria nel mese di settembre 1998, non risparmiarono le coste napitine, ormai prive di protezione. Non era la prima volta che la città e, quindi, i vari operatori turistici che gestiscono bar, ristoranti, pizzerie, stabilimenti balneari, subivano gravissimi danni a causa delle mareggiate, eppure mai si era preso alcun serio provvedimento, almeno per limitare le conseguenze di un elemento che oramai era senza controllo. Le preoccupazioni degli abitanti non erano campate in aria, per le pericolose e profonde gallerie scavate dalle acque al di sotto del bastione di protezione.
Convegno sull'erosione nel mese di ottobre 1998 Emerse in un convegno sull'erosione delle coste che mancano norme regionali, e questo nella più assoluta indifferenza delle istituzioni preposte a intervenire per fare in modo che tutta la costa napitina non avesse a subire continui depauperamenti a causa degli elementi della natura, fossero venti, piogge, mareggiate. Tutti i relatori si dimostrarono concordi nell'affermare che il problema dovesse essere affrontato scientificamente e non con approssimazione ed empirismo, attraverso una preventiva osservazione e analisi dell'esistente, giacché per curare l'ammalato era necessario innanzitutto determinare le cause produttrici del danno, seguendo varie fasi: l'osservazione, l'analisi, lo studio e da ultimo la cura con interventi programmati e con riferimento ad uno specifico territorio, tenendo conto anche del fatto che la natura ha necessità di fare il suo corso, per cui non andava ostacolata ma agevolata. Interessante l'argomento riguardante la ricettività dei natanti, da garantirsi non soltanto con i porti, ma anche con pontili e approdi, che sono una risorsa per creare un movimento consistente e ordinato. La ricettività portuale, in ogni caso, doveva essere completata con estrema cautela per non correre il rischio di peggiorare le cose. Dicembre 1998: “Marina” ancora transennata Ormai a Pizzo era diventato di moda risolvere i problemi transennando quelle piazze o quei tratti di strada che per effetto di frane, tombini saltati, erosioni del mare, lavori in corso o per altre causa ancora, costituivano un pericolo per persone e cose. Gli abitanti hanno sempre chiesto a gran voce di non essere abbandonati, chiedendo, giustamente, interventi delle varie istituzioni, in particolare la Regione e la protezione civile, prima che l'opera devastante del mare potesse produrre danni irreparabili. Luglio 1999: manifestazione alla “Marina” Gli abitanti del quartiere "Marina", stanchi delle continue promesse d’interventi validi rivolti a risolvere definitivamente i molti e gravi problemi esistenti, decisero di costituire un apposito comitato con lo scopo di potersi validamente rapportare con l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Francescantonio Stillitani, ritenuta totalmente latitante e che aveva disatteso le pur legittime richieste di un rione che storicamente ha rappresentato la culla della civiltà napitina e la fonte dell'economia locale. Per esprimere la loro solidarietà si presentarono il consigliere provinciale diessino Franco Falcone con il segretario politico Enrico Durante; i consiglieri comunali Giusy Federico, Giuseppe Iannuzzo, Franco Feroleto De Maria; il segretario politico di "Alternativa" Carmine Cavallaro, del Prc Ivano Tuselli, del Pdci Giuseppe Ceravolo, nonché il segretario regionale del W.W.F. Giuseppe Paolillo.
Occupato il Comune Dopo la manifestazione pubblica alla "Marina", quasi duecento manifestanti occuparono per protesta i locali della sede municipale, per il quartiere dimenticato. Presenti anche donne, anziani e bambini, che letteralmente invasero i locali della sede municipale, occupando i corridoi che conducono all'ufficio del sindaco, rimasto escluso soltanto perché chiuso. Animi assai agitati, frustrazioni e delusioni grandi i sentimenti che trapelarono dalle parole e dalle facce della gente per i tanti problemi non risolti. I cittadini del popoloso e importante quartiere costituirono un apposito comitato programmando l'occupazione del Municipio, volendo significare che non intendevano scherzare e che non volevano più essere presi in giro con le solite promesse. I problemi si risolvono insieme Dopo la protesta dei cittadini, il consigliere regionale Antonio Borrello (Ppi) scrisse una lettera al sindaco Stillitani, sottolineando che quello che stava accadendo alla "Marina" di Pizzo fosse trasferibile in tutte le altre zone del territorio comunale, dove all’esasperazione del degrado reale si dovevano aggiungere condizioni d’invivibilità legate sia al dissesto della Piazza sia all'assenza di un qualsiasi intervento di manutenzione. Registrata una pericolosa china involutiva, costituente motivo di seria preoccupazione, quindi la necessità di intervenire per eliminare le cause. Agosto 1999: primo sopralluogo del Genio Civile Per interessamento del consigliere regionale Antonio Borrello (Ppi), nei primi giorni di agosto l'ingegnere del Genio Civile Carlo Serrao effettuò un sopralluogo. Il tecnico riconobbe l'urgenza e la non rinviabilità di lavori seri, dichiarando che fosse necessaria una preventiva analisi per la realizzazione di uno specifico e idoneo progetto da parte di un accademico particolarmente versato in fatto di correnti marine. «È un discorso ad ampio raggio ed io - affermò l'ingegner Serrao - non sono per le mezze soluzioni. Avevamo già previsto gli interventi per la "Marina" nel progetto di allungamento del molo. Quale, si dovrebbe decidere a seguito d’idoneo studio tecnico sulle correnti marine fatto da qualcuno veramente valido, per evitare di arrecare ulteriori danni, che stabilisca in modo definitivo quale sia la soluzione ottimale, pur avendo già da oggi la disponibilità finanziaria di intervenire. Questo tecnico ci dovrà dare la soluzione affinché il problema in questo modo si risolverà da solo. Infatti, così facendo si eliminerà la causa che determina l'erosione, poi eventualmente andremmo a risanare i danni che sono stati già provocati». 300 milioni dalla Regione Siamo sempre ad agosto 1999, quando, a seguito delle pressioni del consigliere Antonio Borrello nei confronti dell'assessore ai lavori pubblici alla regione Calabria, Nicola Adamo, questi emise una specifica delibera, stanziando 300 milioni di lire per i primi e più urgenti lavori, da farsi direttamente dall'ufficio del Genio Civile regionale, diretto dall'ingegner Carlo Serrao. Dopo ferragosto si sarebbe dovuto assegnare a un tecnico di riconosciuta valenza nazionale l'esecuzione di uno specifico progetto per risanare definitivamente il rione "Marina", questo prima dell'inverno 1999. Settembre 1999: “Marina”, trovati i fondi Sembrò proprio che per la "Marina" di Pizzo il vento incominciasse a spirare per il verso giusto. Infatti, a seguito dell'interessamento del consigliere regionale Antonio Borrello, la Regione stanziò un primo finanziamento per lavori urgenti di sistemazione e consolidamento dell'area portuale a difesa delle strutture esistenti e per la ricostruzione del piazzale del porto. Mareggiate di dicembre 1999 A causa del maltempo che flagellò tutto il litorale napitino era quasi scomparsa la "Marina", e i sentimenti predominanti espressi dagli abitanti furono di sconforto e rabbia. Tutto il litorale napitino, che va dalla "Stazione" alla "Marinella”, fu colpito in modo violento dai marosi, completando la loro opera di distruzione già iniziata da diversi anni. Alla “Marina” è giunto Meduri Il presidente della Calabria, Luigi Meduri, accorse a Pizzo, ai primi di gennaio 2000, per rendersi conto personalmente dei danni provocati dai marosi. Incontro alla Provincia Il 12 gennaio 2000, presso gli uffici della Provincia, ci fu un incontro tra tutti i sindaci della fascia costiera vibonese, per discutere e valutare i gravissimi danni causati dalle ultime mareggiate. Per il comune di Pizzo partecipò il vicesindaco Luigi Betrò il quale dichiarò che il sopralluogo fatto alla "Marina", era stato voluto congiuntamente dal comune di Pizzo e dalla Prefettura. Assente per la seconda volta consecutiva il rappresentante delle Opere Marittime. Sopralluogo della Protezione civile Febbraio 2000. Su interessamento del sindaco Francescantonio Stillitani, alcuni rappresentanti della Protezione Civile del Ministero dell'Interno, effettuarono un sopralluogo alla "Marina" con lo scopo precipuo di accertare quale fosse l'entità dei danni provocati dalle mareggiate. Assistettero anche i tecnici comunali. Approdo turistico, persi i fondi Maggio 2000: Matteo Malerba, nella sua qualità di presidente del comitato "Pro Marina", rese di pubblico dominio che il comune di Pizzo in data 15.6.98 aveva presentato un progetto per la costruzione di un approdo turistico nel suo rione per un importo di due miliardi e che lo stesso fu respinto perché la domanda era incompleta. La colpa, per Malerba, fu del sindaco Francescantonio Stillitani e della sua amministrazione, che non avrebbero ottemperato a quanto stabilito in un incontro con gli abitanti del rione. Altro sopralluogo del Genio Civile Inizio di giugno 2000. Ennesima riunione di tecnici e politici al capezzale della "Marina". Presenti l'ingegner Serrao e l'architetto La Rosa del Genio Civile e il consigliere regionale Antonio Borrello, fu fatta un'ulteriore ricognizione sul lungomare, dopo il precedente sopralluogo dei vigili del fuoco che procedettero ancora una volta al transennamento per un lungo tratto. In attesa dei risultati degli studi meteo-marini, già assegnati all'ingegner De Santis dell'Università di Padova, si convenne di attuare alcuni primi urgenti interventi, in tempi brevissimi, per poter sfidare le mareggiate dell’incombente inverno. Un tratto del lungomare chiuso dalla Capitaneria Il comandante della Capitaneria di porto di Vibo Marina, Carlo Paternuosto, in data 29 giugno 2000 emanò un'ordinanza con cui veniva interdetta la sosta e il transito di persone e mezzi su un tratto del marciapiede situato sul lungomare C. Colombo. Con la stessa il comune di Pizzo fu incaricato di apporre idonee barriere interdettive permanenti e di predisporre l’opportuna segnaletica per avvisare i cittadini e i forestieri. Quest'ennesima ordinanza, si era resa necessaria a causa del consistente fenomeno erosivo che interessava gran parte della costa tirrenica calabrese, ma che in quel tratto aveva subito cedimenti strutturali di notevole entità, con formazione di sgrottature e di una voragine di alcuni metri di profondità, che avevano determinato una situazione estremamente rischiosa per la circolazione di mezzi e persone. Aprile 2202: degrado, traffico e code interminabiliLa “Marina” stava attraversando il periodo più buio della sua storia millenaria. Devastata dai marosi, essa si presentava in uno squallore indescrivibile: i bastioni distrutti, la piazza costellata di buche d’ogni forma e dimensione, le strade interne invase dalle erbe, le stradine abbandonate a se stesse, il molo quasi scomparso, la spiaggia scomparsa, posteggi inesistenti, motorette senza alcun controllo, auto occupanti ogni più piccolo spazio, ripetuti furti perpetrati in diverse abitazioni. Tutto nella totale indifferenza dell’amministrazione comunale, regionale, del genio civile opere marittime, della capitaneria di porto e di quanti altri enti, istituzioni, uomini politici d’ogni fatta e appartenenza. Sul degrado ci fu un’interrogazione al sindaco Franco Falcone, subentrato a Stillitani, da parte del consigliere di minoranza Mario Catizone, il quale, tra l’altro, chiese quali interventi egli ritenesse di effettuare presso gli organi preposti alla tutela del demanio marittimo, e quali iniziative intendesse assumere in mancanza d’adeguate solerti risposte da parte di questi ultimi e se non ritenesse di dover investire gli organi competenti per accertare i livelli di responsabilità per lo stato di depauperamento del lungomare della Marina. Maggio 2002: allungamento della “PizzapundiDopo un lungo periodo di fermo, iniziarono i lavori di ricostruzione del quartiere “Marina”, dopo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Ufficio del Genio Civile per le Opere Marittime di Reggio Calabria - considerati i risultati dello studio meteo marino, a suo tempo eseguito dall'Università di Padova, e le perizie di variante tecnica, espresse esito tecnico favorevole dando il necessario via libera ai lavori d’esecuzione delle opere di difesa, di contenimento infrastrutture e di prolungamento scogliera a difesa dell'antico rione. I lavori, avviati grazie anche alla fattiva collaborazione del Comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Marina, Fedele Nitrella, e del Comandante dell'Ufficio Locamare di Pizzo, Vincenzo Pavone, riguardarono la ricostruzione del muro di contenimento vicino la "Pizzapundi", con paratie in colonne di get-grouting del diametro di 800 mm. e di 12 metri di profondità, poste al piede della fondazione del muro a partire dalla quota di 4,5 metri, rivestimento del paramento del muro con pietra naturale; nonché il prolungamento del molo per circa 52 metri. Giugno 2002: terminati gli interventi di rifacimentoA seguito delle ripetute azioni distruttive dei marosi che negli anni passati interessarono la località “Marina”, i bastioni a ridosso del molo denominato “Pizzapundi” furono completamente distrutti, causando un pericoloso cedimento del piazzale sottostante la Rotonda Gagliardi. A seguito d’importanti interventi di risanamento, essi furono ripristinati, rinforzati e dotati d’idonea ringhiera di protezione. Inoltre, per facilitare l’accesso a mare dei bagnanti, dei pescatori e delle barche, fu pure creata una rampa in cemento che arriva fin sotto la base del grosso muraglione. Soddisfatto l’allora sindaco Franco Falcone. Maggio 2003: enormi i disagi per gli automobilisti, traffico nel caosIl “Comitato Pro Marina”, facendosi portavoce delle numerose lamentele dei cittadini e dei turisti, anche per evitare incidenti, fece pervenire una lettera al sindaco Franco Falcone, all’assessore all’igiene e ambiente, nonché al comando dei vigili urbani, chiedendo di intervenire al più presto per regolamentare in modo definitivo il traffico del rione. Allo scopo furono dati alcuni suggerimenti: installare all’entrata un apposito segnale di riduzione di velocità esteso a tutti i veicoli; nei mesi di maggio e giugno consentire il parcheggio soltanto sul lato mare della piazza, con la presenza di almeno due vigili urbani; dal primo luglio al 31 agosto istituire l’isola pedonale per tutta la piazza dalle ore 20 all'una di notte, con accesso consentito soltanto ai soli residenti muniti d’idoneo permesso; cerare un parcheggio per le moto durante l’isola pedonale. Gennaio 2004: illustrato il progetto di risanamento I lavori per il risanamento della “Marina”, dopo il loro rallentamento, furono ripresi, tra la soddisfazione del sindaco Franco Falcone e del suo vice Giusy Federico. Presente anche il consigliere regionale Antonio Borrello, che s’interessò per ottenere il finanziamento regionale di 370 mila Euro, il sindaco, affiancato dal vice sindaco Giusy Federico e dal neo assessore agli affari sociali Raffaele Borrello, presentò ufficialmente il “Progetto di risanamento della Marina”, autori gli ingegneri Roberto Paraguai e Pasquale Panzanella. Si trattava di un primo intervento, cui ne sarebbero dovuti seguire altri, volto a migliorare le condizioni strutturali, ambientali, sociali e di convivenza civile dell’antico borgo marinaro, un tempo centro e motore propulsore dell’attività economica, lavorativa e turistica della Città, ma che negli ultimi tempi non aveva mai ricevuto l’interesse da parte delle amministrazioni comunali, essendo stato completamente abbandonato e, quindi, soggetto alla continua e irreparabile azione erosiva dei marosi, che hanno finito di distruggere quel poco di spiaggia che ancora era rimasta. A ciò si aggiungano talune opere di cementificazione a mare che, col tempo, si sono rivelate davvero deleterie, determinando l’aumento dei danni anziché apportare alcun beneficio. Giusy Federico riferì che l’amministrazione si era trovata di fronte ad un iter “terrificante”, tra l’altro non risultavano pagati i canoni demaniali a partire dal 1993 per un importo di 390 mila Euro, poi ridotti a 23 mila. Gennaio 2004: Malerba critica i lavori a “Pizzapundi” Quello della protezione della “Marina” è da diversi decenni il problema principe di Pizzo, che, a dire di pseudo o veri esperti, non è stato mai affrontato con le dovute attenzioni e competenze specifiche, se è vero che a tutt’oggi esso si presenta in tutta la sua drammaticità, nonostante i diversi interventi che sono stati eseguiti, specialmente negli ultimi due decenni, talvolta peggiorando la situazione preesistente. Ovviamente, era ed è impossibile ripristinare il sito così come appariva cinquanta anni fa, ma va pure rilevato in modo chiaro, tanta è l’evidenza, che anche gli ultimi interventi fatti, dopo aver speso parecchi soldi pubblici, hanno determinato un ulteriore danno, al punto che le onde s’infrangono costantemente sui bastioni di cemento che delimitano Via Cristoforo Colombo, determinando la completa scomparsa dell’arenile, che, a memoria d’uomo, si allungava per venti/trenta metri. Molto critico riguardo ai lavori di prolungamento del molo “Pizzapundi”, si dichiarò il presidente del “Comitato Pro Marina”, comandante Matteo Malerba, secondo il quale il progetto iniziale non era stato per nulla rispettato, anzi l’allungamento fu ridotto di ben dieci metri, ponendo in essere un lavoro facente crepe da tutte le parti. Lo stesso assessore ai lavori pubblici e vice sindaco, Giusy Federico, esplicitamente confermò quanto affermato da Malerba, però precisando che ancora i lavori, benché apparentemente finiti, non erano stati ancora ufficialmente consegnati al Comune da parte del Genio Civile. Anzi, rincarò la dose affermando che sarebbero state già mosse delle energiche contestazioni e che sarebbero state apportate delle idonee correzioni. Febbraio 2004: Matteo Malerba si dimette dal Comitato Matteo Malerba, l’energico presidente del “Comitato Pro Marina”, che si era distinto per le tante battaglie intraprese nell’interesse dell’antico rione della “Marina”, scoraggiato, deluso e col cuore pieno d’amarezze per alcune critiche ingenerose nei suoi confronti, si dimise. Marzo 2004: per Catizone la “Marina” è invivibile Il consigliere d’opposizione Mario Catizone, intervenendo a inizio di un consiglio comunale, sollevò il pesante problema della “Marina”, che specialmente nelle giornate di sabato e di domenica era ed è assolutamente invivibile a causa delle pericolose emanazioni di effluvi non proprio odorosi provenienti dalle centinaia di moto e di automobili che, ininterrottamente, percorrono in lungo e in largo la Piazza Cristoforo Colombo, proponendo l’istituzione dell’isola pedonale. Aprile 2006: Lavori alla “Marina” Il Comune ottenne un finanziamento regionale di euro 750.000, nell’ambito del programma degli interventi pilota finalizzato al rinascimento degli arenili della costa calabrese ai sensi della legge numero 13 del 17 agosto 2005. Il suddetto finanziamento fu poi impiegato per il rifiorimento della scogliera radente a difesa dell’abitato a sud della Città, nei pressi di località “Stazione”, e per opere di protezione della piazza della “Marina” e del Lungomare Cristoforo Colombo. «Recentemente – scrissero il sindaco Falcone e il vice sindaco Federico - la Regione Calabria, nel Piano di Difesa della costa, ha concesso al Comune di Pizzo, che così diventa soggetto attuatore, una somma pari a circa 200.000 euro per realizzare un moletto in pietrame naturale che, dipartendosi dall’estremità della scogliera esistente a sud della citata piazzetta, limita ai moti ondosi provenienti da ponente ponente-libeccio l’ingresso alla piccola baia. Somma che risulta insufficiente per dare l’opera completamente finita e in grado di raggiungere l’effetto ricercato, cioè quello di ridurre la violenza del moto ondoso incidente e non colpire con violenza la base del muro di sostegno. D’altro canto è noto a tutti gli operatori del settore che un’opera marittima, avente lo scopo di difendere uno specchio d’acqua, se incompleta o dimensionata con elementi di protezione della sua mantellata insufficienti come peso per evidenti problemi di finanziamento, sarà in futuro soggetta a rapido degrado se non ad un vero e proprio collasso. Ecco dunque la necessità di un ulteriore finanziamento per il completamento dell’opera in uno con la realizzazione di un ripascimento artificiale, da formare con sabbia di adeguata granulometria, in maniera da ottenere all’interno della piccola baia una spiaggia idonea allo smorzamento dei moti ondosi residui che, per effetto della diffrazione multipla, innescata dalle testate dei due moletti, potrà interessare lo specchio d’acqua antistante la Piazzetta Marina». L’assessore Federico rilevò pure che era in corso l’acquisizione dei pareri per la realizzazione dei lavori di messa in sicurezza della “Marina”, per un importo pari a 350.000 euro in precedenza concesso dalla Regione Calabria e i cui elaborati progettuali erano stati redatti dal professor De Sanctis dell’Università di Padova. Settembre 2006: approvato il progetto esecutivo del braccio di contenimento alla “Marina” La protezione dai marosi del quartiere “Marina” è sempre stato un gravissimo problema per tutte le amministrazioni che via via si sono succedute negli anni, problema mai risolto forse perché non affrontato con alla base seri studi scientifici e perizie tecniche che avrebbero potuto suggerire i rimedi più adatti per consentire la protezione dell’abitato e per il rinascimento della spiaggia, un tempo frequentatissima, ormai ridotta al lumicino, di fatto presente soltanto nei pressi della “Pizzapundi”. Da un comunicato dell’assessore ai lavori pubblicaci Giusy Federico, sembrò che il problema, finalmente si potesse avviare in via di definitiva soluzione. Infatti, l’assessore comunicò che nell’ultima seduta di Giunta municipale si era approvata la progettazione esecutiva delle opere di contenimento infrastrutture e di prolungamento della scogliera a difesa dell’abitato. L’opera prevista per attenuare la violenza del moto ondoso, senza impedire più di tanto il ricambio idrico all’interno delle darsene su cui si affaccia Piazza Marina, era costituita da un pennello in massi naturali, della lunghezza complessiva di circa 50 metri. Giugno 2007: cloaca alla “Marina” A causa dei lavori di prolungamento che si stavano facendo al molo terraneo, la “Marina” divenne per qualche giorno un contenitore di terra e di fanghiglia che avviluppava inesorabilmente tutta la bella e caratteristica insenatura che da anni immemorabili è stata il punto di raccolta di pizzitani, commercianti, naviganti e turisti provenienti da tutta la Calabria e non solo. Luglio 2007: fogna alla “Marina” Nel frattempo al Comune subentra l’amministrazione guidata dal sindaco Fernando Nicotra e, proprio davanti ai cancelli del “Museo della Tonnara”, fiore all’occhiello della Città, si assistette, per oltre due mesi, alla presenza di una fogna che, oltre a deturpare pesantemente il buon nome del rione e non solo, costituiva un pericolo per la salute pubblica, invadendo anche lo scivolo in cemento che un tempo era utilizzato per trasportare i tonni alla loggia per essere lavorati e poi salati. Settembre 2007: terrapieno alla spiaggia “Le Tavole” A monte della spiaggia “Le Tavole”, a pochissimi metri del noto ristorante “La Nave”, troneggiava ed ancora è là a far bella mostra di sé, uno strano, inopportuno e vergognoso terrapieno, fatto con terra di riporto e senza alcuna regola non si sa per chi o per che cosa, antiestetico a vedersi oltre che inappropriato, tenuto conto che esso letteralmente tuttora impedisce l’accesso alla stessa spiaggia. Gennaio 2008: squallore alla “Marina” Il quartiere della “Marina” vive in una situazione di abbandono con erbacce un po’ dappertutto, con la Piazzetta Cristoforo Colombo impraticabile ed abbandonata e con mezzi motorizzati posteggiati dovunque. Maggio 2008: Ricostituito il “Comitato pro Marina” Dopo un lungo silenzio dovuto a fattori contingenti, il rinato “Comitato pro Marina” è sceso in campo con un gruppo di convinti e decisi elementi, decidendo di non formalizzare alcuna carica ufficiale, ma assumendosi le responsabilità delle loro azioni in forma solidale e collettiva, per evitare che possa essere preso di mira uno singolo di loro. “La Marina deve essere restituita ai Marinisi”, è questo il nuovo slogan che si sono dati e che cercheranno di concretizzare con atti, denuncia e comportamenti volti a valorizzare l’antico borgo sotto tutti i punti vista, principalmente della convivenza civile e del rispetto delle regole e della legalità, per restituirgli il fascino che ha sempre avuto per i residenti, ma soprattutto per i turisti e visitatori occasionali. Conclusioni «Camba cavallu, cà l'erba crisci».
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