Nato e cresciuto in una famiglia in cui da tempo si respirava aria di idee
liberali ed antiborboniche e si conoscevano a proprie spese le crudeltà della
repressione, incominciò ben presto a manifestare la sua impazienza politica
prima al liceo-ginnasio di Monteleone e poi a Napoli ove studiò giurisprudenza.
Nella capitale del regno conobbe uomini di cultura e strinse amicizia col fior
fiore dei neo intellettuali dalle idee politiche avanzate e progressiste. Si
legò di un affetto sincero a Luigi Settembrini. Era il tempo in cui l’arte
sognava l’Oriente e, incline al suo temperamento
romantico,
Benedetto intraprese con slancio giovanile ed indicibile entusiasmo un viaggio
a Costantinopoli ospite del Visir e fu a lungo suo consigliere; ma deluso, per
non essere stato ascoltato in molti suggerimenti di carattere
economico-amministrativo, rientrò a Napoli con la chiara intenzione di
organizzare una setta di cospiratori contro la tirannide borbonica. Nel 1832
fonda, nel Regno delle due Sicilie, la Setta detta dei Figlioli della Giovine
Italia, di cui egli scrisse il Catechismo e diresse il governo durante sette
anni. Sebbene era quasi identica a quella di Giuseppe Mazzini, pur inseguendo
gli stessi ideali, era diversa sia nell’organizzazione che nella condotta.
Dopo sette anni di attività, l’8 maggio 1839, in seguito al tradimento di due
affiliati venne arrestato e con lui presero la via del carcere il fratello
Pasquale, Luigi Settembrini, Raffaele Anastasio, Saverio Bianchi. Nell’ottobre
del 1848, dopo tre anni e mezzo di carcere, furono liberati e imposto ad ognuno
di raggiungere il proprio paese. Benedetto a Pizzo veniva sottoposto a stretta
sorveglianza; gli era vietato allontanarsi oltre l’abitato anche di giorno, di
rimanere fuori di casa dopo il tramonto, di frequentare locali pubblici. Ma
anche in un simile stato di violenza, segretamente, cospirò assieme al nipote
Giovanni .Nicotera, a Felice Sacchi ed Eugenio De Riso coi quali si prodigò per
preparare la rivoluzione del 1848. La Rivoluzione lo riabilitò nei giusti
diritti politici e civili. Fu eletto per la circoscrizione di Monteleone
deputato al nuovo parlamento con 4179 voti.
Ma la libertà non era allora se non una promessa
che non sarebbe stata adempiuta, e il re borbonico non tardò molto a mancare al
giuramento che aveva fatto, concedendola al popolo napòletano.
(...)
Benedetto Musolino, in qualità di deputato, fu
uno dei 64 segnatari della menzionata solenne Protesta del 15 maggio contro lo
spergiuro Re Ferdinando II di Borbone, che sciolse poi il Parlamento colla
forza brutale. “Repressa nel sangue la protesta di Napoli, Musolino passò in
Calabria e si diede ad organizzare, in qualità di esperto per la guerra, la
difesa del Governo Provvisorio creato a Cosenza. La reazione borbonica fu
spietata; gli insorti non furono risparmiati. Palazzo Musolino, per repressione,
fu saccheggiato ed incendiato; passati per le armi il vecchio genitore di
Benedetto, fucilato il fratello primogenito Saverio, illustre avvocato, scoperto
in un sotterraneo; la madre, un altro fratello e la cognata Rosina Scaglione
morti pochi mesi dopo di crepacuore; tutte le altre proprietà urbane e rurali
messe a ruba e devastate” .
“Dopo due mesi di lotta troppo diseguale,
essendo stata compromessa l’insurrezione calabrese, Benedetto Musolino prese la
via dell’esilio. E nel luglio 1848, col fratello Pasquale e il nipote Giovanni
Nicotera, volontari al campo, cogli altri membri del Governo Provvisorio e con
altri principali compromessi (in tutto 17) imbarcatosi alla spiaggia di
Botricello in una piccola barca peschereccia, veleggiò, alla volta di Corfù,
dove arrivò felicemente”.
Condannato contumacialmente alla pena di morte
iniziò la sua vita di patriota, prendendo parte attiva col grado di maggiore e
colonnello, alla rivoluzione romana del 1849; per sfuggire alle diverse polizie
segrete che gli davano la caccia dovette rifugiarsi in Piemonte, in Inghilterra
e in Francia ove visse in miseria e per potersi guadagnare da vivere dava
lezioni private d’italiano e più di una volta, “ebbe egli a dichiarare ai suoi
parenti, nel giorno di Natale e di Pasqua gli toccò di mangiare soltanto mele e
patate, entro una tetra ed angusta cameretta”.
Saputa in Francia della spedizione dei Mille,
subito, senza indugiare minimamente, si portò a Palermo ed il 5 luglio 1860 si
presentò a Garibaldi il quale lo conosceva già per i suoi alti meriti e lo
arruolò subito col grado di colonnello brigadiere.
Fu il primo a passare, con un gruppo di
militari, lo stretto di Messina e richiamare cosi l’attenzione delle truppe
borboniche in altri lidi onde permettere al grosso dei Garibaldini di poter
guadagnare impunemente la costa calabra, come in effetti avvenne.
Combattè a Reggio, Piale, Soveria Mannelli,
Capua meritandosi la stima di tutti e divenendo l’orgoglio dei calabresi; una
volta unita l’Italia, fu eletto a giusta ragione deputato al Parlamento
Nazionale. “Già deputato delle Provincie Meridionali, del 1848, al Parlamento di
Napoli; coprì ininterrottamente tutte le legislature, che si ebbero dal 1861 al
1881. Fu deputato nel Parlamento di Torino, Firenze ed infine a Roma, finalmente
capitale del nuovo regno. Il 12 giugno 1881, venne nominato senatore del regno
ma nel settembre 1883, per causa di salute, dovette ritirarsi a Pizzo ove
trascorse, dopo una vita tanto interessante e movimentata, gli ultimi anni
assieme ai suoi nel rispetto dei concittadini.
Compose le seguenti opere: “La rivoluzione del
1848 nelle Calabrie”, opera postuma pubblicata nel 1903 dal nipote avv. Saverio
Musolino; “La Gerusalemme e il Popolo Ebreo”; “Al popolo delle Due Sicilie”; “Il
prestito dei 700 milioni e la riforma delle imposte”; “Il trattato di Berlino”,
tip. Botta, 1879 Roma; “Memorandum sur la guerre actuelle Turco-Moscovite”, tip.
Artero, Roma 1877; “La Riforma Parlamentare”, C. tipografi del Senato, Roma
1882.
Fu eletto al parlamento pèr i seguenti collegi:
collegio di Montelone, deputato per la sinistra, VIII Legislatura (18.2.1861
—
7.9.1865); collegio di Monteleone, deputato per
la sinistra, IX Legislatura (18. nov. 1865
—
13. 2. 1867); collegio di Monteleone deputato
per la sinistra, X Legislatura (22. 3.1867
—
2 Nov. 1870); collegiò di Monteleone, deputato
per la sinistra XI Legislatuìa (5.12.1870
—
20.9.1874) collegio di Cittanova, deputato per
la sinistra XII Legislatura (23 Nov. 1874
—
3.10.1876) eletto in seguito all’opzione di
Englen Mariano per il collegio di Napoli; collegio di Cittanova, deputato per la
sinistra, XIII Legislatura (20 Nov. 1876
—
2.5.1880) Senatore a vita dal 12.6.1881, per via
della legge che dava questo diritto a tutti i deputati che avessero sei anni di
servizio o che fossero stati eletti per almeno tre legislature.
(fonte: Franco Cortese Opera Citata)