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La Seggiola Borgo di pescatori di Pizzo Calabro |
Difficile pensare
a Pizzo, la splendida cittadina arroccata scenograficamente sopra
una
rupe a picco sul mare, in una posizione incantevole, lungo quel tratto della
costa tirrenica che va fino a Tropea, uno dei più belli e affascinanti dell'
intera Calabria, senza ricordare le sue tradizioni marinare e la pesca del
tonno, ma soprattutto il castello di Gioacchino Murat, a cui Pizzo ha
indissolubilmente legato il proprio nome. Un piccolo segnale, vicino a uno spiazzo sterrato dove si può posteggiare l' auto, tra diversi pulmann provenienti in particolare dalla Sicilia, indica la mèta: Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, che i <<pizzitani>> chiamano La Madonnella. Accanto, una scalinata, in cima alla quale non è difficile trovare un venditore di cesti e oggetti di vimini, che conduce giù sulla spiaggia. Come, sul mare?
Sì, anche se dapprima, scendendo la scalinata, si intravede solo l' intensa luce
del Tirreno e lo sguardo coglie un lungo tratto di costa, disseminata di
brutture e di costruzioni disordinate e pretenziose, che abbraccia tutto il
golfo di Lamezia, e poi un muro addossato a un costone tufaceo con sopra un
modesto campanile e una cadente piccola campana. Il rumore del mare vicinissimo
accompagna gli ultimi passi prima di entrare attraverso un semplicissimo portale
nella chiesetta: ed è uno spettacolo inatteso quanto sorprendente. Una grotta
scavata nella roccia che si estende in tante direzioni, con stalagmiti diventate
colonne e scolpite e trasformate in statue. Una serie di arcate e pilastri
naturali, dove si intravedono conchiglie e valve di molluschi, separano le
diverse cappelle e grotte, che ospitano un presepe, un San Giorgio e un drago,
angeli, una Madonna di Pompei, la scena della moltiplicazione dei pani e dei
pesci, altre scene bibliche, altri santi, una Bernardette in preghiera, un
cervo, altri animali. In fondo, un piccolo altare e l' immagine della Madonna.
Un impatto sorprendente, amplificato dalla tenue luce che penetra dalle piccole
finestre della facciata e poi dalle piccole aperture tra la roccia, che
rimodella le figure e crea un' altra aura intorno a questa fantastica
rappresentazione sacra, mentre l' acqua stilla dalle pareti e il
fruscio
delle onde sembra fare da controcanto alle litanie, suscitando nuove forti
emozioni nel visitatore. Sul soffitto e sulla semicupola che sovrasta l' altare,
poi, tracce di affreschi rosi dalla salsedine e dall' umidità. La storia ha dell' incredibile e sembra mutuata da un racconto fantasioso. Si narra che verso il 1665 un veliero napoletano in navigazione in balia del mare tempestoso fu schiantato contro le rocce. In quei momenti drammatici, il capitano espresse voto alla Madonna affinché salvasse la vita dell' equipaggio. Il vascello si inabissò, ma gli uomini riuscirono a raggiungere la riva, lì dove oggi sorge la chiesa. Sul bagnasciuga,
i marinai ritrovarono il quadro della Madonna che si trovava a bordo della nave.
Decisi a mantenere la promessa fatta, scavarono nella roccia una piccola
cappella e vi collocarono la sacra immagine. Ci furono altre tempeste e il
quadro, portato via dalla furia delle onde che penetravano fin nella grotta, fu
sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era schiantato contro gli scogli.
Ben presto, quel luogo divenne un punto di incontro per i marinai che con le
loro barche incrociavano quel tratto di mare e anche per i <<pizzitani>>, che
affezionati alla <<Madonnella>> ampliarono la grotta. Tra la fine dell'
Ottocento e gli inizi del Novecento, due artisti del luogo, Angelo Barone prima
e suo figlio Alfonso, poi, scavarono altre grotte e scolpirono le diverse decine
di statue raffigurando scene delle Sacre Scritture. I due affrescarono anche i
soffitti della piccola navata e della semicupola sopra l' altare, dando vita a
un culto popolare profondamente sentito, che oggi si rinnova tra l' incanto dei
visitatori abbagliati da questo spettacolo singolare reso più affascinante dalla
luce cangiante del mare e del cielo di questa costa.
Dopo
aver ammirato il centro storico, le tante viuzze e gli slarghi che si incrociano
sul corso, tra antichi palazzotti nobiliari che racchiudono fasti e storie di
questa cittadina che conserva un fascino particolare, di vecchio borgo marinaro,
abbandonandosi al piacere delle scoperte, come ammoniva agli inizi degli anni
Cinquanta la poetessa polacca Kazimiera Alberti, la quale sollecitava il turista
moderno a non concedersi solo alle glorie del passato rincorrendo solo l' ombra
del generale francese che aleggia sulla cittadina, come se ne avesse segnato il
destino, un' ultima tappa aspetta il turista: la Chiesa di San Francesco di
Paola, con l' annesso convento dei Minimi, edificati nella seconda metà del
cinquecento. L' imponente complesso sorge alla fine del corso. All' interno
della chiesa, decorata di marmi, con restauri e rimaneggiamenti che ne hanno
mutato le linee, si possono ammirare una bella statua lignea raffigurante la
Madonna del Buon Consiglio, opera di scultore napoletano del XVI secolo, una
Madonna del Rosario, di ignoto pittore ottocentesco, e altre sculture lignee di
un certo interesse.
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