Zimatore Carmelo

Pizzo, 16 luglio 1850 - Pizzo 20 Marzo 1933

 

Pittore e decoratore insigne senza dubbio fra i più bravi che la città abbia avuto, vero maestro nell'arte dell'affresco e del ritratto. Studiò pittura a Firenze ove fu per breve tempo allievo di Michele Gordigiani, pittore di corte, dal quale apprese la tecnica del ritratto assimilandone i segreti dei chiaro-scuri e le vaporose delicatezze dei volumi. Sempre a Firenze, si diplomò in di-segno ed ebbe, per la precoce bravura, il riconoscimento di maestro. Dopo molti anni di lavoro in Toscana, si trasferì in Calabria divenendo ben presto famoso e conteso dalle chiese del Meridione. Entrò sotto la protezione di Eugenio Tosi, vescovo di Squillace e poi di Andria, e lavorò alacremente ad affrescare cattedrali, collegiate e parrocchie disseminate in tutta la Calabria e la Puglia. Il vescovo Tosi, trasferito a Milano, invitò Zimatore a seguirlo prospettandogli in terra lombarda, luminoso avvenire ma ne ebbe come risposta un riconoscente ed educato rifiuto. Dopo la breve ed operosa trasferta pugliese, ritornò a Pizzo e ben presto si aggraziò le simpatie di Nicola Canino, vescovo di Oppido Mamertina ed ebbe da quest'ultimo numerose commissioni per affrescare l'Episcopio, il seminario, la chiesa di 5. Cristina, la stessa cattedrale di Oppido, ecc.
Nel 1875 fu chiamato ad insegnare disegno nella reale scuola nautica di Pizzo.
Attorniato da una volenterosa schiera di discepoli, inconsapevolmente, creatore di una scuola poiché dai suoi insegnamenti, si formarono capaci decoratori come: Giuseppe Stillitani, Giuseppe e Gregorio Murmura, Andreacchi, Barone, Sambiase e Carioti.
Tutti valorosi esponenti che abbellirono le chiese della nostra regione con fini artistici e decorativo apprezzabili.
Anche se nell'arte di Zimatore dobbiamo riscontrare una certa mancanza di creatività, non possiamo dimenticare che egli viveva in una delle province più arretrate della nazione e che il più delle volte doveva adattarsi alla richiesta e soffocare Il proprio istinto artistico libertario costringendo il pennello a ripercorrere vecchie strade già battute. Per poter vivere, accettò così, numerose commissioni di riproduzione di opere famose leonardesche e michelangiolesche riportandole sulla tela quasi simili agli originali anche nei toni più sfumati. Ma nonostante tutti i difetti, per aver affrescati e decorati con bravura le nude pareti dei duomi e delle chiese calabresi, fino a qualche secolo fa spoglie e disadorne per la maggior parte, per aver operato in un'epoca di estrema indigenza, bisogna riconoscergli il merito di conduttore culturale e sensibilizzatore delle masse al gusto delle belle arti.
Altri suoi pregevoli lavori si trovano nelle chiese di Pizzo, nella Certosa di Serra San Bruno, a Fabrizia, a S. Andrea Ionio, a Polistena e in centinaia di altri luoghi sacri del Meridione.