Servello Manfredi

Pizzo, 17 luglio 1924 - Verona, 3 nov. 1977

 

Fratello di Antonio, laureato all'università di Parma il 27 luglio 1948, con la lode, iniziò la sua gloriosa carriera di medico e di scienziato coprendosi da giovane di premi e riconoscimenti che mettevano in evidenza le spiccate virtù e le doti professionali che lo resero ben presto famoso anche all'estero. Nominato nel 1962 segretario della società Triveneta di chirurgia, nello stesso anno per concorso divenne primario chirurgo all'ospedale civile di Vicenza e quindi in quello di Padova, già ordinario di semeiotica chirurgica presso l'ateneo di Padova nel 1964 assunse il primariato a Mestre, nell'ospedale Generale Provinciale Umberto I, per la chirurgia generale. Furono anni di studio e intenso lavoro in cui Servello potenziò la propia fama di angio-chirurgo compiendo oltre diecimila interventi. Infine, quando la morte lo ghermì prematuramente sottraendolo ai propri cari ed al mondo scientifico internazionale, aveva quasi perfezionato le operazioni sui vasi sanguigni. In campo politico, nel 1970 fu eletto consigliere comunale di Venezia nelle liste del PSI ma dovette abbandonare subito perché dichiarato in eleggibile per l'incompatibilità con la carica
professionale che ricopriva. Rieletto nel 1975, ricopri la carica di assessore ai servizi pubblici per il comune di Venezia, incarico che tenne sino al 1976, anno in cui a causa degli impegni scientifici e professionali, dovette rassegnare le dimissioni dal comune.
Ricopri anche la carica di Presidente della società Canottieri di Mestre e l'intera città della laguna, alla sua morte lo pianse sinceramente e tappezzò di manifesti luttati i muri mentre i quotidiani regionali dedicarono molte attenzioni ricordando le doti di Servello.
E se lo meritava poiché aveva un carattere aperto, modesto, pronto a prodigarsi ed aiutare i propri conterranei quando se ne è presentata l'occasione, dimostrandosi sempre uno di loro. Legato alla Calabria da un amore sincero, non trascurava occasione per ritornarvi e distendersi, rintemprando corpo e spirito, nell'azzurro del mare della cara città natale.