|
Savaro Giovanni Francesco
Pizzo, 1610 - Mileto, 1682
|
|
Arcidiacono della Curia di
Mileto, scrittore, oratore e poeta insigne, fu accademico degli Umoristi e
docente di retorica alla università di Bologna. A Mantova entrò nelle grazie
dell'Imperatrice Eleonora e ne ricevette onori e protezione. Dotato di un
temperamento impulsivo, fu incarcerato per ordine del vescovo di Mileto e
rinchiuso prima nel castello di Pizzo e poi in un carcere di Roma. Liberato, si
stabili nella città eterna e poi passò a Bologna ove si aggraziò il rispetto
del celebre anatomista e scienziato Marcello Malpighi, collega di lavoro nella
stessa università cittadina. Dopo l'esperienza d'insegnante universitario passò
a Mantova divenendo cappellano dei Gonzaga. Viaggiò molto per tutta l'Italia
sempre ricevuto con onori presso le varie corti dei signori del tempo. Stanco di
girovagare ed avanti negli anni ritornò in Calabria e si stabili a Mileto dove
venne pugnalato, in una notte del 1862.
Scrisse una satira pungente dal titolo “la nobiltà del Pizzo”, una storia
di Pizzo andata dispersa, una lettera sulle meraviglie di Pizzo un tempo Napitia,
indirizzata a Marcello Malpighi.
Pubblicò numerosissime opere fra cui: “Sisara” (1667) un oratorio sacro
rappresentato a Bologna; “Il Zelante difeso” altro oratorio rappresentato
neI gennaio del 1672 davanti alla corte dei Gonzaga; “Giove Conciliatore”,
“Amore pronubo” “L'Imeneo”, canti nuziali.
Scrittore prolifero lasciò una vastità di opere letterarie profonde ed
efficaci come: “Il Crispo”, “Anna Bolena”, “Il Frothone”, “L'emiddio”,
“Fortunato”, “Matrimonio per Inganno”, “Maria Stuarda”, “Il Druso
o Tradimento Punito”, “Faustina” “L'inganno”, “Amore non ha
legge”, “Il Ribelle per amore”, “L'onorato Imprudente”, tutte opere
sceniche.
Compose parecchi canti, tradusse dal latino in Italiano e stampò “Il
Compendio della guerra fatta in Italia dal Cardinale Egidio Albernozzo”. Diede
alle stampe inoltre: “Il Parthenio”, “Il Zelante insidiato”, “La
Visione”, “I Lamenti dell'eresia”, “ll Sifara”, ecc. |
|