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Pietro Mittica, carrista, è stato un eroe della guerra d'Africa, (Pizzo
Calabro (Cz),
1915 -
Pordenone,
2003).
Dopo
avere frequentato il terzo corso inferiore della Scuola industriale e
artistica di
Siena, nel
1933 si era arruolato volontario nel 30° Reggimento di fanteria.
Promosso sergente nel novembre
1934 e
sergente maggiore l'anno successivo, fu trasferito nel
1937 al 1°
Reggimento fanteria carrista. Infine fu destinato al 32° Reggimento
fanteria carrista "Ariete"
nel novembre
1938. Nel giugno
1940, con
lo scoppio della
Seconda guerra mondiale, aveva partecipato dapprima alle operazioni
sul fronte alpino, poi, con il 4° Reggimento carrista, era partito per
l'Africa settentrionale, combattendo nelle battaglie di Sollum, Sidi, el
Barrani, Marsa Matruch, Bardia e
Tobruk.
Ferito in combattimento il
21
gennaio
1941 e catturato dal nemico sul campo, venne in quell'occasione
insignito di Medaglia d'oro al Valor militare. Rientrò in Italia solo
nel marzo 1945,
dopo una deportatazione in
Palestina e in
India, e
venne ricoverato all'ospedale militare di
Gioia del Colle. Nel settembre del
1945,
completamente ristabilito, fu riassunto in servizio e trasferito alla
Scuola di fanteria di
Cesano
in qualità di allievo istruttore armi e tattica, specialità di cui sarà
poi istruttore nel 336° Reggimento fanteria. Nel successivo mese di
febbraio 1946
venne inviato alla Scuola della motorizzazione come istruttore
automobilista e dall'ottobre quale istruttore di armi e tattica presso
il C.A.R. di Siena. Nel luglio
1948 fu
promosso maresciallo e quindi traslato alla Scuola carrismo per il
Comando della Brigata corazzata "Ariete"
(1949), a
Pordenone, dove risiederà fino alla morte, raggiungendo per meriti
il grado di maggiore del ruolo d’onore.
Il
13 novembre
2004 la caserma di
Pordenone che ospita il comando della 132 Brigata corazzata Ariete
(già Mario Fiore) è stata intitolata a suo nome. A lui è stata
intitolata anche la base italiana a
Nassiriya in Iraq, dove i soldati dell'Ariete sono stati impegnati
nella missione umanitaria denominata "Operazione
Antica Babilonia".
Questa
la motivazione con la quale gli venne conferita la medaglia d'oro al
Valore militare:
Volontario di guerra, partecipava con spiccato ardore bellico alle
sanguinose operazioni del suo reggimento, distinguendosi tra gli eroici
carristi per singolare coraggio, intelligenti audaci iniziative,
esemplare spirito di sacrificio. Impegnato con i resti del suo decimato
reggimento nella difesa di un caposaldo attaccato da agguerrite
preponderanti forze, si offriva, ripetutamente, benché soggetto a
intensa reazione avversaria, per stabilire il collegamento con reparti
che, circondati, opponevano disperata resistenza. Nella crisi, ridotta
la difesa ai soli centri di fuoco del comando di reggimento, si poneva
alla testa di pochi superstiti e, col suo valoroso esempio, alimentava
l’impari cruenta lotta a colpi di bombe a mano che protraeva, indomito,
con stoica fermezza, ergendosi poi, nella mischia, a difesa del suo
colonnello, direttamente minacciato, facendogli scudo col proprio petto.
Ferito gravemente in conseguenza del suo atto generoso da pallottola
esplosiva che gli sfracellava una gamba, cadeva esausto a fianco del
superiore salvo in virtù dell’eroico spirito di abnegazione consacrato
dalle nobili espressioni rivolte a chi lo soccorreva: «Ho fatto
semplicemente il mio dovere e rivolgo il mio pensiero alla nostra
Bandiera e alla Patria». Chiaro esempio di salde virtù militari degno
del tradizionale valore del soldato d’Italia. Africa Settentrionale,
gennaio 1941.