Mittica Pietro

Pizzo, 17 maggio 1915 - Pordenone 2003

 

Figlio di Mittica Domenico, impiegato alla stazione ferroviaria di Pizzo e di Lugarà Antonia, si arruolò volontario partecipando all'ultimo conflitto mondiale col grado di maresciallo ordinario carristi. Fu insignito di medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:
“Volontario di guerra, partecipava con spiccato ardore bellico alle sanguinose operazioni del suo reggimento, distinguendosi tra gli eroici carristi per singolare coraggio, intelligenti audaci iniziative, esemplare spirito di sacrificio. Impegnato, con i resti del suo decimato reggimento nella difesa di un caposaldo attaccato da agguerrite preponderanti forze, si offriva, ripetutamente, benché soggetto ad intensa reazione avversaria, per stabilire il collegamento con reparti che, circondati, opponevano disperata resistenza. Nella crisi, ridotta la difesa ai soli centri di fuoco del Comando di reggimento, si poneva alla testa di pochi superstiti e, col suo valoroso esempio alimentava l'impari cruenta lotta a colpi di bombe a mano che protraeva, indomito, con stoica fermezza, erigendosi poi, nella mischia a difesa del suo Colonnello, direttamente minacciato, facendogli scudo col suo proprio petto. Ferito gravemente in conseguenza del suo atto generoso, da pallottola esplosiva che gli sfracellava una gamba, cadeva esausto al fianco del superiore salvo in virtù dell'eroico spirito di abnegazione consacrato dalle nobili espressioni rivolte a chi lo soccorreva: “Ho fatto semplicemente il mio dovere e rivolgo il mio pensiero alla nostra Bandiera ed alla Patria”. Chiaro esempio di salde virtù militari degne del tradizionale valore del soldato d'Italia”.
Africa Settentrionale (Tobruk) gennaio 1941.

Pietro Mittica

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Pietro Mittica, carrista, è stato un eroe della guerra d'Africa, (Pizzo Calabro (Cz), 1915 - Pordenone, 2003).

Dopo avere frequentato il terzo corso inferiore della Scuola industriale e artistica di Siena, nel 1933 si era arruolato volontario nel 30° Reggimento di fanteria. Promosso sergente nel novembre 1934 e sergente maggiore l'anno successivo, fu trasferito nel 1937 al 1° Reggimento fanteria carrista. Infine fu destinato al 32° Reggimento fanteria carrista "Ariete" nel novembre 1938. Nel giugno 1940, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, aveva partecipato dapprima alle operazioni sul fronte alpino, poi, con il 4° Reggimento carrista, era partito per l'Africa settentrionale, combattendo nelle battaglie di Sollum, Sidi, el Barrani, Marsa Matruch, Bardia e Tobruk. Ferito in combattimento il 21 gennaio 1941 e catturato dal nemico sul campo, venne in quell'occasione insignito di Medaglia d'oro al Valor militare. Rientrò in Italia solo nel marzo 1945, dopo una deportatazione in Palestina e in India, e venne ricoverato all'ospedale militare di Gioia del Colle. Nel settembre del 1945, completamente ristabilito, fu riassunto in servizio e trasferito alla Scuola di fanteria di Cesano in qualità di allievo istruttore armi e tattica, specialità di cui sarà poi istruttore nel 336° Reggimento fanteria. Nel successivo mese di febbraio 1946 venne inviato alla Scuola della motorizzazione come istruttore automobilista e dall'ottobre quale istruttore di armi e tattica presso il C.A.R. di Siena. Nel luglio 1948 fu promosso maresciallo e quindi traslato alla Scuola carrismo per il Comando della Brigata corazzata "Ariete" (1949), a Pordenone, dove risiederà fino alla morte, raggiungendo per meriti il grado di maggiore del ruolo d’onore.

Il 13 novembre 2004 la caserma di Pordenone che ospita il comando della 132 Brigata corazzata Ariete (già Mario Fiore) è stata intitolata a suo nome. A lui è stata intitolata anche la base italiana a Nassiriya in Iraq, dove i soldati dell'Ariete sono stati impegnati nella missione umanitaria denominata "Operazione Antica Babilonia".

Questa la motivazione con la quale gli venne conferita la medaglia d'oro al Valore militare:

Volontario di guerra, partecipava con spiccato ardore bellico alle sanguinose operazioni del suo reggimento, distinguendosi tra gli eroici carristi per singolare coraggio, intelligenti audaci iniziative, esemplare spirito di sacrificio. Impegnato con i resti del suo decimato reggimento nella difesa di un caposaldo attaccato da agguerrite preponderanti forze, si offriva, ripetutamente, benché soggetto a intensa reazione avversaria, per stabilire il collegamento con reparti che, circondati, opponevano disperata resistenza. Nella crisi, ridotta la difesa ai soli centri di fuoco del comando di reggimento, si poneva alla testa di pochi superstiti e, col suo valoroso esempio, alimentava l’impari cruenta lotta a colpi di bombe a mano che protraeva, indomito, con stoica fermezza, ergendosi poi, nella mischia, a difesa del suo colonnello, direttamente minacciato, facendogli scudo col proprio petto. Ferito gravemente in conseguenza del suo atto generoso da pallottola esplosiva che gli sfracellava una gamba, cadeva esausto a fianco del superiore salvo in virtù dell’eroico spirito di abnegazione consacrato dalle nobili espressioni rivolte a chi lo soccorreva: «Ho fatto semplicemente il mio dovere e rivolgo il mio pensiero alla nostra Bandiera e alla Patria». Chiaro esempio di salde virtù militari degno del tradizionale valore del soldato d’Italia. Africa Settentrionale, gennaio 1941.