Malerba Vincenzo

 Pizzo, 29 dicembre 1825 - Pizzo, 3 marzo 1884

 

Avvocato insigne e poeta delicato, d'impeto generoso e con volontà
nobili sentimenti, spesso si diede con animo volenteroso a difendere i meno abbienti in cause sia civili che penali.
Compiuti gli studi liceali all'Istituto di Nicotera, continuò a Napoli conseguendo a pieni voti la laurea in Giurisprudenza; per l'alto impegno i famosi professori di quell'università già lo vedevano come loro collega nell'arte dell'insegnamento quando Malerba preferì ritornare a Pizzo e darsi alla professione. Cosa che fece con estrema bravura scientifica tanto che per la numerosa clientela fu costretto a viaggiare continuamente vestendo la toga nei più famosi tribunali dell'intero Meridione.
Nonostante fosse invitato da illustri personaggi come il latinista Santacaterina, a divulgare il proprio sapere, scrisse poco, schivo com'era delle facili notorietà. Difese soprattutto molti sventurati di cui si assumeva il gratuito patrocinio e spesso gli amici che gli chiedevano della professione rispondeva che il suo tesoro erano state appunto quelle cause che gli avevano fruttato come onorario lacrime e parole di riconoscenza.
Dotto in letteratura, filosofia, poesia, scrisse: “Saggio di poesie sacre”, Napoli 1856; “La rosa”; “Un desiderio”; L'Orfanella”; “Fossi un pastore”; “A Marianna”; “Invito ad Emilia”; “A Lina”; “L'Eremita”; “La venditrice di fiori”.