Madonna del Carmelo
IL TERZ'ORDINE CARMELITANO
Le origini del Terz’Ordine Carmelitano
«Le origini dell'associazione laicale con gli Ordini religiosi risalgono al
monachesimo dell’XI secolo. Quanti desideravano condurre uno stile di vita
simile ai religiosi ma non erano monaci o suore venivano denominati:
conversi (gli uomini) o conversæ (le donne). Queste persone
laiche prendevano i voti e vivevano in comunità. Ne sono prova i monasteri
femminili aggregati all’Ordine dal XIII secolo in poi. Il più antico gruppo
di sorores (sorelle) conosciuto nell’Ordine risale al 1300 quando
il Priore Generale Gerardo di Bologna aggregò un gruppo di Venezia
all’Ordine. Si ha notizia del più antico gruppo di "laici carmelitani" a
Lucca, sempre in Italia, nel 1284.
Prima della Bolla "Cum Nulla" c’erano già uomini e donne associati
all’Ordine a vario titolo. Questi individui e gruppi erano considerati
appartenenti all’Ordine, indipendentemente dalla loro condizione giuridica.
L’Ordine è stato sempre ricco di creatività e ha condiviso il carisma con
altri che ad esso si ispiravano. Il riconoscimento ufficiale è venuto più
tardi. È il modo normale con cui accadono le cose. Anche oggi in diverse
parti dell’Ordine è riscontrabile questo. Le nuove avventure sono sempre un
rischio ma possiamo imparare dal passato che Dio può trarre cose
meravigliose da inizi molto piccoli.
La Bolla "Cum Nulla" aprì la porta all’entrata nell’Ordine delle sorelle di
vita apostolica, impegnate per la diffusione del regno di Dio in tutto il
mondo. Queste donne carmelitane testimoniano la buona novella che Gesù
Cristo portò principalmente ai poveri. L’anniversario della Bolla è
un’opportunità perché tutta la Famiglia Carmelitana rifletta sui diversi
modi di vivere i valori fondamentali carmelitani. Con questa lettera
desidero soffermarmi particolarmente sull’importanza per la Famiglia
Carmelitana delle nostre monache e laici carmelitani» (J. Chalmers, Nella
terra del Carmelo, Lettera alla Famiglia Carmelitana in occasione del 550°
Anniversario della Bolla “Cum Nulla”, 3-5).
Il suo rapporto con il popolo
Il TOC vive incarnato in un territorio ed in un popolo, ne condivide il
cammino e la storia, le gioie e i dolori, le speranze e le angosce. Il Dio
in cui crede è il Dio della storia, il Dio-con-noi, per questo la sua prima
preoccupazione è mantenersi unito a questo Dio che vive in mezzo al suo
popolo.
Di conseguenza, concepisce e vive la Chiesa come mistero di comunione, come
popolo di Dio, così come è stato presentato dal Concilio Vaticano II. La
considera come “la fontana del villaggio” (beato Giovanni XXIII), uno spazio
cioè dove tutte le differenze si incontrano in un dialogo positivo e
promozionale. Accetta il popolo di Dio così com’è, senza escludere nessuno:
ne accetta tutte le precarietà, i limiti, le difficoltà, sapendo che solo
camminando con questo popolo, con questa realtà, con queste persone riuscirà
a fare qualcosa per lo stesso popolo.
Le diversità che esistono nel popolo di Dio, le concepisce e le vive come
ricchezza e manifestazione dello Spirito, come completezza dello stesso
corpo. Si impegna a promuovere queste diversità affinché la stessa realtà
della Chiesa sia sempre più significativa a livello di segno e strumento
della comunione degli uomini con Dio e tra di loro.
Consapevole di ciò, partecipa attivamente e fruttuosamente ai momenti più
importanti e significativi della vita del popolo, lì dove il volto di Dio
diventa più chiaro, più visibile di fronte al mondo.
Il suo rapporto con le altre realtà del Carmelo
Il TOC considera il carisma carmelitano come patrimonio comune di tutto il
popolo di Dio. Vi partecipa per diventare, con sempre maggiore vitalità,
“pietra viva” nell’edificio della Chiesa. La sua partecipazione alle
iniziative comuni di tutta la Famiglia Carmelitana ha come ultimo obiettivo
non lo stesso Carmelo, ma il condividere la missione che il Signore affida a
tutta la sua Chiesa.
La vita nel Carmelo, è una genuina spinta di vita ecclesiale, è una
possibilità di diventare “pietra viva”.
Il TOC con gli altri gruppi di persone che si ispirano alla Regola del
Carmelo (di ogni ramo ed espressione) costituisce spiritualmente nella
Chiesa la Famiglia Carmelitana.
Con essi, per quanto è possibile, vive in comunione, collabora a progetti ed
iniziative comuni e serve perché non si perda “l’abitudine di stare con
Dio”. Vita di comunione, di collaborazione e di servizio che diventa più
profonda ed evidente con i gruppi carmelitani del proprio territorio, del
proprio ambito di vita.
Tutta la Famiglia del Carmelo, nei vari ambiti e competenze, offre al TOC
aiuti per una vita spiritualmente stabile e mezzi per il conseguimento della
perfezione della carità.
Il suo servizio al popolo
Il TOC concepisce la Chiesa come un popolo dove tutti danno il proprio
contributo, dove tutti sono al servizio del tutto. È consapevole, quindi che
il Terz’Ordine avrà vita, non nella misura in cui si preoccuperà di se
stesso, di mantenere e rafforzare la sua struttura, ma solo nella misura in
cui tenta di servire il tutto, di avere come orizzonte l’insieme del popolo
di Dio. Per questo la sua preoccupazione non è quella di rafforzare la
fraternità e neppure quella di rafforzare la struttura della Chiesa, ma
quella di servire il popolo perché questo faccia il passo che Dio gli sta
chiedendo di fare.
I Terziari, allora, sono aperti “nel tutto per il tutto”. Sanno benissimo
che non parte da loro stessi per servire gli altri, ma dall’insieme, da
tutto il popolo, dalle esigenze di tutti. Per questo il loro servizio ha
come presupposto il camminare con il tutto.
Quale allora il servizio specifico del Terz’Ordine?
Non far perdere alla comunità, al proprio popolo, l’abitudine di stare con
Dio nelle cose quotidiane, negli affari e responsabilità di ogni giorno. Per
questo vive ed offre alla comunità ambiti di lettura della presenza di Dio
nella vita di ogni giorno; denuncia tutto ciò che allontana le persone da
Dio e annuncia tutto ciò che promuove la comunione e l’obbedienza al piano
di Dio. Promuove, lotta e serve affinché l’umanità sempre maturi come
fraternità, come famiglia.
Lo Scapolare è il segno della scelta del TOC che esprime il suo servizio al
popolo. È il grembiule per i servizi di ogni giorno. È la scelta di stare in
mezzo al suo popolo come Gesù che serve ed invita a servire.
Lo stile di vita
I Terziari sono dei contemplativi in mezzo alla società. Sanno ascoltare i
movimenti della coscienza del proprio popolo e quelli della coscienza
collettiva dell’umanità. Sanno interpretare e capire questi movimenti alla
luce della Parola di Dio, capaci di pregare e viverli. Questo permette loro
di saper comprendere la realtà con obiettività e capire in quale direzione
si sta muovendo la storia.
Tutto ciò li rende vigili e attenti ai segni della presenza di Dio a cui
aderiscono in modo quasi istintivo e gioioso, tanto da lasciarsi
entusiasmare dalle grandi opere che compie lo Spirito del Signore.
Sanno che ogni momento è un momento di salvezza, un “kairos”, per questo
sono attenti ad esprimere solidarietà a quanto c’è di Dio nelle persone,
negli avvenimenti e nelle circostanze, anche le più quotidiane, della vita.
Tutto ordinano secondo Dio capaci di indicare il giusto valore delle cose
temporali.
Pronti a proclamare la Parola di Dio che la storia ci dona con il coraggio
di denunciare ciò che non è secondo la Parola e annunciando ciò che gli è
conforme.
Cercano e creano una vita “silenziosa”, condizione indispensabile per
vigilare, sperare, pregare la Parola che si fa storia e per donarsi ad essa
in un dialogo di amore profondo.
La loro preoccupazione per la fraternità li rendi attenti a tutti e nel
tutti, all’ultimo. Sanno che l’ultimo è colui che Dio sceglie per annunciare
il suo Vangelo. E da lui incomincia ogni cammino ed ogni proposta per tutto
il popolo.
Il loro spirito fraterno li porta a vivere rapporti e relazioni
interpersonali sul modello della primitiva comunità di Gerusalemme e alla
luce dei segni della presenza di Dio scoperti nella contemplazione della
nostra storia. Questi segni della presenza di Dio nella storia sono la
Parola ascoltata, l’Eucarestia condivisa e celebrata, la preghiera innalzata
a Dio insieme a tutto il popolo e l’ambito della carità e della comunione
autentica.
In tutto questo Maria ed Elia sono i suoi modelli di riferimento.
Maria è la Vergine in ascolto, la Vergine in preghiera.
Quest’ascolto, l’ha portata ad essere apostola nella storia e nella vita del
popolo. Maria vive l’ascolto come meditazione, impegno, servizio, vita, è
Colei che parla continuamente con Dio.
Maria è la Vergine dal cuore nuovo, la “Virgo Purissima”, che da’ un volto
umano alla Parola che si fa carne: «Eccomi, sono la serva del Signore;
avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Maria legge le grandi
cose che Dio ha compiuto in lei per la salvezza degli umili e dei poveri e
canta la sua riconoscenza: «L’anima mia magnifica il Signore… d’ora in
poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,46.48).
Il Carmelo è parte integrante nella Chiesa con una sua specifica missione:
condurre le persone alle realtà celesti, all’incontro con Dio per mezzo di
Maria.
Elia, il profeta tutto fuoco, l’uomo di preghiera, il
profeta solitario che coltiva la sete nell’unico Dio, l’uomo che seppe
ascoltare Dio e vivere alla sua presenza.
Elia è il mistico che, dopo un cammino lungo e faticoso fa esperienza di Dio
sull’Oreb. In questo cammino Elia è l’uomo che sperimenta una crisi di fede,
che ha comportato una crisi della preghiera.
L’esempio di Elia è per noi oggi; stare in disparte come lui,
presso il torrente Cherit. Non una recita di preghiere devozionali, Elia non
faceva nulla di tutto questo, il suo era uno “stare in disparte ed
attendere” il Signore della sua vita, della sua storia. E il Signore
veniva al mattino e alla sera (cfr. 1Re 17,2-6).
Elia in questo momento per noi è parabola della preghiera ed insegna a noi
la preghiera del cuore: mettersi con semplicità davanti a Dio in un profondo
silenzio interiore, lasciando da parte parole, pensieri, immaginazione,
aprendo a Lui l’intimo più profondo del nostro essere e sforzandoci solo di
amare.
Questo è il cuore spirituale di Elia; un cuore da cui Maria, ebrea, ha preso
esempio per la sua vita.
Davanti agli occhi, il TOC ha due cuori che hanno compreso che soltanto Dio
conta, due cuori che accolgono la Legge di Dio, il Suo amore, il Suo
dominio, due cuori che non desiderano altro che Dio e nessun altro, persone
capaci di vivere nel profondo della propria vita, che hanno fatto del
Signore la loro definizione, la loro esistenza.
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