INTRODUZIONE
La Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta fu
fondata da Giovanni Benedetto del Pizzo, è dal R. Canonico della Collegiata
di San Giorgio Antonio suo figlio nell'anno 1675 come appariva nell'iscrizione,
incavata in un marmo, posto nel muro della medesima Chiesa che ai tempi, del
Canonico Ilario Tranquillo evidentemente ancora esisteva. [Canonico Ilario
TRANQUILLO: ”Historia Apologetica dell'antica Napizia oggi detta il Pizzo” del
1725]. Adiacente alla Chiesa un Romitorio, un luogo cioè destinato a dare
alloggio agli eremiti, distinto in varie celle, in parte scavate dentro lo
stesso scoglio ed in parte fabbricate esternamente.
Quelle sopra riportate sono le uniche
informazioni, sufficientemente attendibili, che i nostri antenati ci hanno
tramandato. Non esiste altro.
Troppo poco per un’opera come la Chiesa di Santa
Maria di Piedigrotta. La tradizione popolare, molto più creativa, narra che
verso il 1665 un veliero napoletano in navigazione in balia del mare tempestoso
fu schiantato contro le rocce. In quei momenti drammatici, il capitano espresse
voto alla Madonna affinché salvasse la vita dell' equipaggio. Il vascello si
inabissò, ma gli uomini riuscirono a raggiungere la riva, lì dove oggi sorge la
chiesa. Sul bagnasciuga, i marinai ritrovarono il quadro della Madonna che si
trovava a bordo della nave. Decisi a mantenere la promessa fatta, scavarono
nella roccia una piccola cappella e vi collocarono la sacra immagine. Ci furono
altre tempeste e il quadro, portato via dalla furia delle onde che penetravano
fin nella grotta, fu sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era
schiantato contro gli scogli. Ben presto, quel luogo divenne un punto di
incontro per i marinai che con le loro barche incrociavano quel tratto di mare e
anche per gli abitanti di Pizzo. Tra la fine dell' Ottocento e gli inizi del
Novecento, due artisti del luogo, Angelo Barone prima e suo figlio Alfonso, poi,
scavarono altre grotte, scolpirono le diverse decine di statue raffigurando
scene delle Sacre Scritture, ed affrescarono anche i soffitti della piccola
navata e della semicupola sopra l' altare.
Le conoscenze
sopra esposte non ci aiutano molto nella comprensione della Chiesa Romitorio di
cui stiamo parlando. Perché è stata costruita? Perché accanto un romitorio?
Perché così lontana dal Paese che nel Seicento era distante almeno due
chilometri? Certo gli abitanti di Pizzo per le funzioni religiose non si
facevano due chilometri a piedi, avendo nell’ambito del centro urbano Chiese ben
più importanti come ad esempio la Chiesa di San Giorgio Martire. Quindi non
serviva, come non serve ora, data la pur sempre difficile accessibilità, per le
funzioni religiose. Ne tanto meno sono mai avvenuti eventi miracolosi, certi e
comprovati, tali da giustificare la costruzione di una Chiesa.
A queste domande
una risposta logica può essere tentata solo se si alza lo sguardo dal paesello e
si guarda la storia dei movimenti religiosi in Calabria e del Meridione d’Italia
nel suo complesso. Bisogna avere riguardo al grande fenomeno del monachesimo,
che dalle nostre parti per secoli ha parlato il greco dei Monaci Basiliani. I
costruttori della Chiesa anche se non erano Basiliani certamente, per come si
cercherà di dimostrare in seguito, alle loro tecniche costruttive ed alle loro
motivazioni di ordine religioso hanno fatto riferimento.
Per chi volesse
maggiori approfondimenti sull’argomento si consiglia l’ottimo testo di Felicia
Lacava Riparo <<Dominazione Bizantina e Civiltà Basiliana nella Calabria
prenormanna>> Edizioni PARALLELO 38 di Reggio Calabria.
L’autore
Giuseppe
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