LA CHIESA RUPESTRE DELLA MADONNELLA DI PIZZO

(Fonte :Carlo Carlino “La Chiesetta di Piedigrotta in Pizzo.

http://www.sbvibonese.it/percorsi/pages/pizzo.html)

 

Difficile pensare a Pizzo, la splendida cittadina arroccata scenograficamente sopra una rupe a picco sul mare, in una posizione incantevole, senza ricordare le sue tradizioni marinare e la pesca del tonno, ma soprattutto il castello di Gioacchino Murat, a cui Pizzo ha indissolubilmente legato il proprio nome.

Prima di tutto questo, però, delle tante bellezze nascoste di Pizzo, fermatevi ad ammirare quello che forse è il vero gioiello di questa cittadina: la Chiesetta di Piedigrotta. E' uno spettacolo unico e fantastico.Se chiedete in giro alle tante persone, che soprattutto d' estate affollano la bella piazza da dove si intravede il celebre castello o i tavolini dei tanti locali intenti a consumare il rinomato gelato che qui si produce, dove si trova la chiesetta, la vostra domanda sarà accolta da uno sguardo quasi incredulo. Come se fosse naturale conoscere dove sorge questa bizzarra chiesetta, che è situata a meno di un chilometro dal paese, in direzione nord, lungo la statale 522, quella che dall' uscita dell' Autostrada Salerno-Reggio Calabria, dopo il bivio dell' Angitola, conduce a Pizzo costeggiando il mare, anche se le indicazioni per arrivarci in verità non sono molte.

Un piccolo segnale, vicino a uno spiazzo sterrato dove si può posteggiare l' auto, tra diversi pullman provenienti in particolare dalla Sicilia, indica la mèta: Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, che i <<pizzitani>> chiamano La Madonnella. Accanto, una scalinata, in cima alla quale non è difficile trovare un venditore di cesti e oggetti di vimini, che conduce giù sulla spiaggia.

Come, sul mare? Sì, anche se dapprima, scendendo la scalinata, si intravede solo l' intensa luce del Tirreno e lo sguardo coglie un lungo tratto di costa, disseminata di brutture e di costruzioni disordinate e pretenziose, che abbraccia tutto il golfo di Lamezia, e poi un muro addossato a un costone tufaceo con sopra un modesto campanile e una cadente piccola campana. Il rumore del mare vicinissimo accompagna gli ultimi passi prima di entrare attraverso un semplicissimo portale nella chiesetta: ed è uno spettacolo inatteso quanto sorprendente. Una grotta scavata nella roccia che si estende in tante direzioni, con stalagmiti diventate colonne e scolpite e  trasformate in statue. Una serie di arcate e pilastri naturali, dove si intravedono conchiglie e valve di molluschi, separano le diverse cappelle e grotte, che ospitano un presepe, un San Giorgio e un drago, angeli, una Madonna di Pompei, la scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci, altre scene bibliche, altri santi, una Bernardette in preghiera, un cervo, altri animali. In fondo, un piccolo altare e l' immagine della Madonna. Un impatto sorprendente, amplificato dalla tenue luce che penetra dalle piccole finestre della facciata e poi dalle piccole aperture tra la roccia, che rimodella le figure e crea un' altra aura intorno a questa fantastica rappresentazione sacra, mentre l' acqua stilla dalle pareti e il fruscio delle onde sembra fare da controcanto alle litanie, suscitando nuove forti emozioni nel visitatore. Sul soffitto e sulla semicupola che sovrasta l' altare, poi, tracce di affreschi rosi dalla salsedine e dall' umidità.
Ma come è sorto questo piccolo capolavoro, che accoglie innumerevoli fedeli e turisti, specie il 9 luglio, giorno della ricorrenza della Madonna delle Grazie, quando i <<pizzitani>> rinnovano il loro tributo di fede e d' amore alla <<Madonnella>>?

La storia ha dell' incredibile e sembra mutuata da un racconto fantasioso. Si narra che verso il 1665 un veliero napoletano in navigazione in balia del mare tempestoso fu schiantato contro le rocce. In quei momenti drammatici, il capitano espresse voto alla Madonna affinché salvasse la vita dell' equipaggio. Il vascello si inabissò, ma gli uomini riuscirono a raggiungere la riva, lì dove oggi sorge la chiesa.

Sul bagnasciuga, i marinai ritrovarono il quadro della Madonna che si trovava a bordo della nave. Decisi a mantenere la promessa fatta, scavarono nella roccia una piccola cappella e vi collocarono la sacra immagine. Ci furono altre tempeste e il quadro, portato via dalla furia delle onde che penetravano fin nella grotta, fu sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era schiantato contro gli scogli. Ben presto, quel luogo divenne un punto di incontro per i marinai che con le loro barche incrociavano quel tratto di mare e anche per i <<pizzitani>>, che affezionati alla <<Madonnella>> ampliarono la grotta. Tra la fine dell' Ottocento e gli inizi del Novecento, due artisti del luogo, Angelo Barone prima e suo figlio Alfonso, poi, scavarono altre grotte e scolpirono le diverse decine di statue raffigurando scene delle Sacre Scritture. I due affrescarono anche i soffitti della piccola navata e della semicupola sopra l' altare, dando vita a un culto popolare profondamente sentito, che oggi si rinnova tra l' incanto dei visitatori abbagliati da questo spettacolo singolare reso più affascinante dalla luce cangiante del mare e del cielo di questa costa.